Altri guai per Swimming Australia

Dopo la vicenda Shayna Jack, arrivano nuove gravissime accuse di scarsa trasparenza a Swimming Australia ed emergono accuse di altre coperture indebite. Secondo Ashleigh Cockbourn (nella foto), ex nuotatrice paralimpica australiana, membri del team nazionale avrebbero falsato le loro disabilità in modo da competere con atleti in condizioni fisiche peggiori. Alcuni atleti sarebbero stati addirittura normodotati che hanno finto disabilità totalmente inesistenti. Un nuotatore paralimpico australiano, che ha chiesto di rimanere anonimo, descrive ai microfoni di News.com.au queste pratiche come “molto comuni” e parla di un clima “iper competitivo” e “soffocante”.

Il responsabile delle pubbliche relazioni del Comitato paralimpico internazionale (IPC) descrive la situazione come “preoccupante” ma “non comprovata” e confida che il sistema di classificazione di IPC sia “attendibile”.

Il Comitato paralimpico australiano (APC) in un comunicato afferma che questa pratica, se confermata, sarebbe “un offesa allo spirito paralimpico tanto grave quanto il doping”, rifiutando però qualsiasi addebito.

La portavoce di Swimming Australia scarica sulla stessa APC eventuali responsabilità, specificando che le procedure di classificazione sono di esclusiva competenza dell’ente paralimpico.

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Ph. ©Ashleigh Cockbourn

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