Le competenze dell'allenatore
Sono gli atleti a gareggiare ma la qualità della loro prestazione viene forgiata in allenamento, che è una situazione centrata sull’interazione fra tecnico e atleta.
Segnaliamo dal nostro partner Calzetti & Mariucci l'interessante articolo firmato da Alberto Cei per la rivista Strength & Conditioning.
di Alberto CEI da Strength & Conditioning n°7 (2014).
Sono gli atleti a gareggiare ma la qualità della loro prestazione viene forgiata in allenamento , che è una situazione centrata sull’interazione fra tecnico e atleta, del cui valore di questo rapporto sono ambedue pienamente consapevoli.
Tanto è vero che l’unica ricerca condotta su un numero significativo di atleti (N=817) e che comprende coloro che hanno fatto parte della squadra olimpica statunitense nel periodo 1984-1998, ne ha evidenziato la convinzione nel ritenere che il loro successo è stato determinato in notevole misura dalla interazione con allenatori eccellenti (Ricvald e Peterson, 2003).
Avere sottolineato l’importanza della persona-allenatore eccellente e non solo del programma-eccellente permette di porre l’accento sulla componente esistenziale del ruolo di allenatore, intesa come fattore fondante questo rapporto accanto a quella più squisitamente tecnica-professionale. Analogamente l’attività di coaching che svolgo con gli allenatori nello sviluppo delle loro competenze psicologiche mi ha permesso di evidenziare che le aree psicologiche in cui desiderano migliorare riguardano principalmente: le abilità interpersonali, la fiducia in se stessi e in misura minore i processi decisionali.
Le aree che sono continuamente sollecitate dal rapporto allenatore-atleta sono identificabili in tre ampi fattori .
La prima si riferisce alla dimensione scientifico-metodologica dell’allenamento . Infatti, durante il lavoro sul campo, vengono applicate le conoscenze che si sono dimostrate valide per sviluppare programmi efficaci. La dimensione scientifica della metodologia dell’allenamento è insegnata nei corsi universitari e nei corsi di formazione organizzati dal Coni e dalle Federazioni Sportive. Inoltre, a tale riguardo gli allenatori hanno dedicato la maggior parte della loro formazione e dell’aggiornamento a questa componente professionale. L’insieme di queste competenze pone l’allenatore in grado di gestire in modo razionale l’allenamento, attraverso l’utilizzo intelligente e flessibile delle conoscenze scientifiche e delle procedure di valutazione che ha acquisito (Beccarini e Madella, 1998).
Il secondo fattore che caratterizza la figura dell’allenatore si riferisce al ruolo svolto dalla sua esperienza professionale e consiste nel riflettere sulla propria attività, ponendo l’accento in particolare sulle interazioni con l’atleta o la squadra, in allenamento e in gara, area in cui i tecnici ritengono di dovere migliorare come evidenziato nelle figure precedenti. L’allenatore deve valutare l’efficacia e l’efficienza del suo lavoro, nonchè le reazioni dei
suoi atleti; deve inoltre analizzare le difficoltà che incontra, come le ha affrontate e quali soluzioni ha sperimentato. Questa attività deve essere portata avanti nel tempo in modo costante, focalizzandosi su quanto avviene durante le sedute e in gara.
Il terzo fattore di base fa riferimento all’intuizione. Riguarda l’abilità di prevedere anticipatamente quanto sta per accadere e di trovare nell’immediato una soluzione. Consiste da parte del tecnico nel sapere fare la cosa giusta nel momento giusto. Vuol dire, ad esempio, sostituire un calciatore che è già stato ammonito e che si intuisce che stia per commetterne un altro fallo che gli potrebbe costare l’espulsione. In allenamento, il tecnico deve essere convinto della sua proposta e deve essere totalmente focalizzato su quanto avviene sul campo, proprio al fine di facilitare con il suo atteggiamento e le parole quanto gli atleti stanno per eseguire. Se percepisce che sono stanchi, potrà decidere di insistere per mettere alla prova la loro abilità a reagire a questa condizione fisica e psicologica, oppure potrà fermare l’allenamento. La scelta di quale fra queste due risposte opposte fornire si baserà sulla competenza nell’intuire la condizione in cui si trovano gli atleti e di correlarla con gli obiettivi della seduta.
Chiunque voglia servirsi in prevalenza di solo uno di questi tre fattori manifesterà un profilo di competenze impoverito e avrà più probabilità di commettere errori. Infatti, chi volesse enfatizzare la componente scientifica rischia di diventare troppo astratto, di ridurre la componente umana dell’allenamento e di sposare un approccio basato sull’idea che è l’atleta che deve adattarsi all’allenamento. Penserà infatti che vi sia un unico modo per migliorare ed è quello che propone.
Il tecnico che, invece, intende enfatizzare le altre due aree rischia di avere un approccio all’allenamento fondato sulle sue esperienze passate e mostrerà una sensibilità psicologica eccessiva e non basata su competenze scientifiche. È necessario quindi che si sviluppi un’interazione equilibrata nell’utilizzo di questi tre fattori, il cui obiettivo è anche di svolgere reciprocamente una funzione moderatrice, così da non permettere la supremazia di una componente a discapito delle altre.
Qualche consiglio!
• sentirsi impegnati ad acquisire e ampliare nuove tattiche e strategie da inserire nel proprio repertorio di allenamento;
• non smettere mai di auto-valutarsi e di fare aggiustamenti quando è necessario;
• maturare come allenatore richiede tempo. È necessario essere pazienti e onesti con se stessi;
• sapere che solo perché qualcosa ha funzionato negli ultimi tre anni non fornisce garanzie che continui a farlo nel prossimo futuro. È necessario sapere valutare e adattare il proprio approccio e le strategie;
è importante saper lavorare duro e bisogna saperlo accettare;
• bisogna essere consapevoli che per diventare esperti ci vorranno molte più ore di quelle che si era previsto;
• non bisogna voler emulare lo stile di allenamento di altri, solo perché hanno avuto successo;
• bisogna trovare uno stile di allenamento che rispetti la propria personalità e consenta di esprimersi al proprio massimo;
• bisogna saper aiutare gli atleti a identificare e raggiungere i loro obiettivi;
• bisogna essere sinceramente interessati allo sviluppo sportivo e personale dei propri atleti;
• bisogna sapersi conquistare il rispetto degli atleti, essendo di esempio nel rispettarli;
• bisogna mostrare con gli atleti un atteggiamento professionale;
• bisogna saper creare un ambiente che sia percepito dagli atleti come educativo, supportivo, divertente e sfidante;
• bisogna comunicare agli atleti in maniera chiara le proprie aspettative, i pensieri e le convinzioni;
• bisogna saper pianificare in anticipo le reazioni e le risposte, così da poter comunicare con gli atleti più efficacemente;
• bisogna permettere agli atleti di esprimere le loro opinioni senza che si sentano intimiditi;
• bisogna sapere che la decisione finale spetta all’allenatore.
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