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Craig Lord: "La World Cup è morta". Il parere di Nuoto•com

La redazione commenta le bordate del direttore di SWM

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Lapidario il direttore di Swimming World Magazine: "Con i loro migliori tempi Shirley Babashoff, Donna DeVarona, Shane Gould, Rick DeMont, Gary Hall, Roland Matthes, Mark Spitz e gli altri migliori nuotatori degli anni Sessanta e Settanta, con l'equipaggiamento e la preparazione attuale, sarebbero ancora in grado di conquistare una finale di World Cup. Che sghignazzate virtuali si farebbero nel vedere come la FINA ha svilito questa manifestazione. Prendete l'ultima tappa di Singapore: con i tempi di Monaco 1972 si sarebbe stati competitivi. Cosa è rimasto delle promesse di una nuova era del nuoto professionistico? Un astruso sistema di punteggi, l'insistenza nel voler comprimere il programma di una settimana abbondante di un campionato mondiale in un meeting di due giorni, con gli atleti disincentivati dalla quantità di chilometri da percorrere (con relativo impatto ambientale, tra l'altro). Quattro ore frenetiche di batterie e delle insignificanti finali di cui non importa a nessuno se non ai diretti interessati. Il dominio di Katinka Hosszu per tre stagioni consecutive ha contribuito a far perdere interesse per la manifestazione. La FINA ha ucciso la World Cup e poi ha cercato di uccidere le possibili alternative, in particolare la International swimming league, ma ha dovuto soccombere di fronte alla levata di scudi degli atleti ai quali la ISL garantisce un'equa ripartizione al 50% degli utili. La FINA ci ripensi. Prenda in considerazione un meccanismo di sfida fra continenti basato su team formati da campionissimi, trasformi la 'World' in 'Developement' (sviluppo) Cup e lasci gli atleti d'élite liberi di competere nella ISL nell'ultimo trimestre dell'anno. Da subito. La World Cup è morta. Lunga vita e spettacolo al nuoto fra una Olimpiade e l'altra".

(Leggi l'articolo integrale)

Affermazioni forti, destinate ad accendere il dibattito. Noi offriamo da subito il nostro contributo.

Cristiano Guerra: Non credo assolutamente che la Coppa del Mondo FINA sia morta, come non credo nell’interesse privato a lungo termine nei confronti dello sport del nuoto, soprattutto se non sostenuto dall’istituzione che ha invece nella sua origine l’obbligo di organizzare e promuovere il nuoto in tutto il mondo, aldilà degli accadimenti, delle dimostrazioni di forza economica e di motivazioni personali. Credo però nella sinergia economica e progettuale fra il privato e le istituzioni sportive, dove l'uno privilegia lo spettacolo (la forma) e l’altro ne tutela il risultato agonistico (il contenuto), una combinazione vincente che restituirebbe agli atleti garanzie in termini economici, prestativi e soprattutto di calendario gare, che proprio nell’anno più delicato del quadriennio non ha tutelato proprio nessuno, prima di tutto gli atleti, ma anzi ha impoverito e confuso un pò tutti. Certo che per un atleta il miraggio di un guadagno oggi fa brillare qualsiasi cosa domani, ma potrebbe non rilevarsi poi cosi funzionale nel medio e lungo termine. Insomma la coperta del nuoto è quella che è, se tiri troppo da una parte scopri l’altra e viceversa, forse le novità andrebbero proposte in apertura di quadriennio cosi da integrarle in modo indolore e strada facendo, senza condizionare il lavoro svolto nei tre anni precedenti.

Per il resto ben venga l’innovazione, l’evoluzione, la sperimentazione ed anche la rivoluzione, ma sempre nel rispetto degli atleti e del movimento che loro rappresentano.

Sarei curioso di sapere cosa ne penserebbero Alberto Castagnetti e Aronne Anghileri.

Marco Del Bianco: Uno dei migliori giornalisti in ambito natatorio, Craig Lord. Non ha mai nascosto la sua contrarietà al sistema FINA.

A mio avviso la Word Cup non è morta. Sta semplicemente subendo gli effetti della trasformazione di questo settore, che oggi vede tanti eventi, diffusi sul territorio. Un mondo con un'esposizione importante che si affaccia come non mai alle prime pagine dei giornali. Bisogna stare a vedere cosa accadrà.

Un tempo la Coppa del Mondo era l’alternativa principale, oggi una fra tante. Tante occasioni per gareggiare, confrontarsi, testare la preparazione. Quest’anno di certo ha subìto il contraccolpo con l’avvento della ISL che offre un percorso goloso ma ancora acerbo. Quest’anno che è anche anno olimpico.

Ma l’evoluzione del nuoto è ancora in corso, è necessario attendere. Di certo il format e l’esposizione della Word Cup potranno adeguarsi un po’ di più al mondo che è cambiato e che cambia, diventando più attuale, più mediatico.

Federico Gross: La consueta adorabile verve polemica di Craig Lord mi sembra in questo caso messa al servizio di una colossale illusione ottica. Il direttore di SWM dà voce al pensiero di milioni di appassionati che ritengono il nuoto d'élite vittima di un gigantesco complotto per impedirgli di sbocciare e diventare un fenomeno mediatico planetario, con sponsor e broadcaster smaniosi di investire nel nostro sport trilioni di dollari. In effetti un complotto c'è, ma il colpevole non è la FINA: si chiama mercato . I grandi player non investono del nuoto per il semplice motivo che non c'è un numero sufficiente di spettatori disposti a pagare per guardare gente che nuota. Per chi si illude che la soluzione stia in un circuito di gare senza tempi in sovraimpressione e con l'estetica di un rave party anni Novanta temo che il risveglio sarà amaro. Sull'inutilità della World Cup mi trova invece pienamente d'accordo, e infatti fosse per me andrebbe abolita anche quella e il nuoto di alto livello consolidato, abbandonando le velleità di star system, all'interno dell'unico circuito nel quale ha dimostrato di funzionare creando spirito di squadra e interesse mediatico: quello universitario.

Ph. ©G.Scala/ Deepbluemedia

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