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Abusi nel mondo sportivo, una realtà da non sottovalutare

Le cronache recenti e meno recenti impongono la massima attenzione a un fenomeno che può essere prevenuto e individuato per tempo a condizione di saper cogliere segnali e situazioni di rischio

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Abbiamo letto negli ultimi articoli proposti da Nuoto•com con i casi, non unici purtroppo, riguardanti Shane Lewis , ex nuotatore australiano che partecipò alle Olimpiadi di Barcellona nel 1992 e che si è tolto la vita a 47 anni in seguito ad una forma di depressione dovuta agli abusi sessuali che subì dal suo ex allenatore, e su Jeremy Kipp head coach della squadra femminile di University of Southern California (USC) che è stato sospeso precauzionalmente dall'incarico dopo essere stato posto sotto inchiesta per le ripetute accuse di abusi nei confronti delle atlete nei suoi confronti.

La madre di Shane Lewis, Sue Lewis , in un’intervista ha detto che Shane le ha rivelato, per la prima volta l'abuso subito, nel 2010 quando si stava riprendendo in ospedale da un precedente tentativo di suicidio. Sempre la madre ha detto che il nuotatore confessò di essere stato aggredito sessualmente da minorenne per più di un anno o più. Questo quando aveva solo 11, 12, 13 anni.

Da anni si sente parlare di questi aspetti, fenomeni sociali che sono venuti alla luce proprio grazie alle dichiarazioni dei vari atleti e, purtroppo, ai tentati suicidi e, come abbiamo letto, ai suicidi realmente portati a compimento. Gli abusi rimangono spesso lontani dal nostro sguardo, soprattutto se confrontate con altre tipologie di maltrattamento, ma possono causare le ripercussioni più gravi e debilitanti.

È un dato di fatto che il problema degli abusi non solo è solo grave e ampio nel mondo sportivo, che viene vissuto nell’immaginario collettivo come un mondo ipoteticamente perfetto e fuori dai drammi sociali, ma è molto grave nella società dove è stato nascosto per molti anni mentre invece nei dati clinici si confermavano e si confermano l'esistenza di numerosi casi di violenza. Solo a partire dagli anni ottanta del secolo scorso i grandi mezzi di comunicazione hanno iniziato ad occuparsi ampiamente dei maltrattamenti all'infanzia e più in generale della violenza intrafamiliare, da pochissimi anni stanno venendo ala luce i problemi in ambito sportivo.

I problemi psicologici riscontrati nell’adolescenza e nell’età adulta sono estremamente complessi e difficili da trattare, e il loro impatto sulle comunità produce conseguenze drammatiche in termini di salute, benessere e costi sanitari. Si è notato che gli abusi sessuali sono spesso associati a diverse ripercussioni comportamentali negative, tra le quali, ad esempio, gravidanze precoci, attività sessuale precoce, depressione e disturbo post-traumatico da stress. Gli abusi fisici, infine, possono portare a comportamenti dove si nota aggressività, iperattività o scarsa capacità di prestare attenzione, per non dimenticare aspetti di delinquenza e abuso di sostanze stupefacenti.

Secondo alcuni autori il pedofilo è una persona nella quale si riscontrano comportamenti in cui i desideri sessuali consci e le conseguenti risposte sessuali sono direzionati spesso verso bambini e adolescenti dipendenti e immaturi o che non si rendono pienamente conto di queste azioni in quanto manipolati da persone per loro importanti e quindi sono incapaci di capire nell’immediato la gravità della situazione. Infatti i bambini considerati più a rischio sono quelli che appartengono a queste tre tipologie:

  • bambini frustrati;
  • bambini educati attraverso processi psicologici basati sul meccanismo dei regali e dei premi;
  • bambini ingiustamente puniti, che vengono attratti in modo particolare dalle lusinghe del pedofilo.

Questo avviene in quanto il soggetto che poi diventa pedofilo, visto che ha subito delle regressioni durante l'infanzia, conosce molto bene i meccanismi di risposta dei bambini sapendo di conseguenza come manipolare un bambino al fine di seguirlo. Inoltre sa come controllarlo attraverso un mix di promesse e a volte minacce, con regali ed eventuali punizioni. Laddove ci si trovi di fronte ad un bambino sicuro di sé, in quanto sufficientemente gratificato e non manipolato dalla famiglia e dagli adulti intorno a sé, sarà sicuramente più difficile da tentare. In poche parole alla se si chiedono spiegazioni il pedofilo affermerà di essere sicuro della liceità dei suoi desideri e delle sue azioni. Infatti il suo agire non è il frutto di un disturbo mentale come si potrebbe credere, ma è il risultato di una sessualità anomala, anche spesso è possibile riscontrare un disturbo di personalità narcisistica.

Dobbiamo ricordarci che è difficile riconoscere a vista d'occhio un “pedofilo”, non a caso il molestatore è tante volte una persona insospettabile, che conosce l'ambiente in cui vive la cosiddetta "preda", ne conosce le abitudini e poi la avvolge di un alone di fiducia prima di effettuare un’eventuale molestia. Quindi è difficile che il bambino possa fuggire da chi conosce, (parenti o amici) in quanto a livello educativo si tende passare il messaggio "non fidarti degli sconosciuti".

Il molestatore, se notiamo bene tra le varie situazioni incriminate, è una persona stimata e rispettata dalla sua comunità, spesso è la stessa comunità a diventare poi l'ambiente più prezioso del pedofilo in quanto utilizza il buon nome che si è creato al suo interno per soddisfare i suoi desideri più oscuri. Utilizza tecniche che prevedono un perverso gioco seduttivo dove si tende a far costruire nel bambino la realizzazione di fantasie che impediscono il necessario confronto e l’indispensabile negoziazione con il mondo esterno. Poi abbiamo la prima conseguenza che sfrutta i “sensi di colpa” del bambino quando viene spinto a non dire nulla facendo leva sulla sua paura e sulla sua vergogna.

I pedofili possono essere persone piacevoli, amabili e benevoli anche se stanno covando pensieri predatori che hanno imparato a nascondere. Si scopre alla fine che il pedofilo è qualcuno che il bambino conosce a scuola o in altre attività ludiche sportive e magari scoprire che è il vicino, l’insegnante, l’allenatore, un membro del clero, il maestro di musica o il babysitter. Ma, come osservato personalmente anche a livello terapeutico, potrebbero esserci tra i molestatori alcuni membri della famiglia stessa, come padri, nonni, zii, cugini, patrigni o matrigne.

Tutto ciò che è stato esplicitato in queste ultime righe serve per far capire che non è possibile capire subito una situazione di questa gravità, ma non deve essere visto come una caccia indiscriminata alle “streghe” perdendo la fiducia in tutte le persone che ci circondano.

Allora impariamo a provare a riconoscere le caratteristiche comuni di un pedofilo proprio per insegnare anche ai nostri figli come difendersi senza cadere nel vortice.

Per prima cosa da quanto evidenziato dalle statistiche anche se può essere qualsiasi persona la maggior parte sono uomini a prescindere dal sesso della vittima. Le donne pedofile sono più inclini a molestare i ragazzi, rispetto alle ragazze.

Come possiamo insegnare ai nostri figli, quindi, a riconoscere i tipi di contatto inappropriati. È possibile usare un metodo molto semplice che può essere semplificato con questa formula: “ contatto buono , contatto cattivo , contatto segreto ”. In questa maniera è possibile insegnare al bambino che c’è un contatto appropriato detto “buono” (come le pacche sulla spalla o i batti cinque), c’è un contatto cattivo (come ad esempio le botte o i calci) e che c’è un contatto segreto ( quello che prevede una richiesta di mantenere il segreto). Questo metodo è un esempio, ma se possono trovare altri simili al fine di insegnare che esiste un contatto che non è appropriato, e quindi quando ciò avviene si deve dirlo immediatamente.

Insegnare quindi ai bambini che devono andare immediatamente a riferire se qualcuno li tocca in maniera inappropriata.

Ma anche gli adulti hanno il dovere di essere attenti e di fatto come ci si può accorgere se un bambino, o un ragazzo, è vittima di un pedofilo? Stiamo attenti ai cambiamenti di umore: da sempre allegro a triste per giorni. Oppure se da triste notiamo che entra in uno stato di profonda ansietà, agitazione immotivata o si affanna in modo eccessivo, oppure se si chiude in sè con una eccessiva riservatezza. È anche importante osservare se non dorme più bene o se ci sono bruschi risvegli o incubi. Altri cambiamenti che si possono notare sono il disinteresse al gioco con i coetanei oppure la predilezione per la compagnia con persone più grandi, per non parlare dell’improvviso interesse a immagini con tematiche erotiche.

Cerchiamo quindi di chiedere e parlare con loro per capire se è successo qualcosa ed essenzialmente cosa è successo, la comunicazione e l’ascolto sono la migliore medicina per tutti i problemi del bambino.

Dobbiamo imparare a gestire con tranquillità ogni cambiamento dei nostri figli e in generale, anche come tecnici sportivi, smetterla di ferire questi bambini sia nelle loro attività quotidiane che possono quindi metterli in difficoltà sia se si viene a scoprire che c’è stato qualcosa di non adeguato. Stimo sempre più vicini ai ragazzi in maniera empatica e rispettando i loro bisogni.

Ph. ©Pexels

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