Il ritorno di Matt Biondi: "Ho pagato care le mie scelte"
Il campione californiano parla della sua collaborazione con ISL
Konstantin Grigorishin ha convinto Matt Biondi (nella foto al Trofeo Lavazza del 1987) a tornare ad impegnarsi in prima persona nel nuoto agonistico. La Torpedine di Moraga è stato ingaggiato come direttore della Athletes Union, che nelle intenzioni del fondatore dovrebbe diventare il sindacato dei top swimmer mondiali, analogamente a quanto accade nelle leghe professionistiche USA.
Chi meglio quindi del nuotatore californiano, vincitore di cinque titoli olimpici alle Olimpiadi di Seoul 1988, primo uomo a scendere sotto la barriera dei 49 secondi nei 100 stile libero e una delle prime vere superstar del nuoto internazionale?
Il problema del conflitto tra sport dilettantistico e professionistico era già presente nel 1988. Ricordo che alle Olimpiadi di Seoul era stato introdotto il tennis e Steffi Graf aveva dovuto "dimettersi" da professionista nelle due settimane precedenti i Giochi. Io mi trovavo a Bonn per un evento con il mio sponsor tecnico arena e ricevetti un fax da USA Swimming che mi informava che se avessi partecipato a quell'incontro avrei perso i requisiti per partecipare alle Olimpiadi.
Intendiamoci, non erano tanti soldi, ma io non volevo continuare a fare la classica vita dei nuotatori: pasti al sacco in hotel, pizza fredda e così via. Volevo guadagnare come nuotatore. Così fui molto esplicito con USA Swimming. Rilasciai delle interviste nelle quali esponevo chiaramente il mio punto di vista e, ad essere sincero, pagai care le mie scelte.
USA Swimming non mi attaccò pubblicamente, ma lo fece in privato. Fecero di tutto per cancellarmi dalle scene. Avevo vinto undici medaglie olimpiche per il mio paese ma le istituzioni sportive non mi supportavano. Era terribile. Ero così disgustato che dopo il ritiro divenni un insegnante, e per diciassette anni ho insegnato matematica nelle scuole superiori oltre ad allenare i ragazzi dei gruppi sportivi.
Il contatto con ISL è arrivato grazie al figlio di Biondi, Nate, che ha frequentato l'università di Berkeley insieme al figlio di Grigorishin, Ivan, e il resto è venuto da sé.
Il mio obiettivo è riunire gli atleti per un obiettivo comune. Ho iniziato questa lotta trent'anni fa, e per me sarebbe estremamente gratificante poter fare qualcosa per i nuotatori di oggi. Per le istituzioni del nuoto è facile tenere a bada i singoli individui, solo agendo di concerto gli atleti possono avere un peso
Leggi l'intervista completa su Swimming World Magazine
Ph. ©G.Scala/Deepbluemedia
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