Michael Bohl e le sue prime nove settimana in Cina.
"La scienza è fondamentale, ma anche la comunicazione. Allenare è un’arte e una scienza. Serve empatia e conoscenza tecnica". Photo Qin's Weibo
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Il celebre allenatore australiano Michael Bohl vede nella Cina il futuro del nuoto mondiale. Dopo soli nove settimane con la squadra nazionale cinese, Bohl — considerato uno dei tecnici più vincenti della storia australiana — ha espresso grande fiducia nelle potenzialità del Paese, paragonando la traiettoria attuale della Cina a quella seguita dall’Australia nei decenni passati. “Il successo di Pan Zhanle a Parigi 2024 ha dato nuova fiducia a tutto il movimento”, ha dichiarato Bohl, riferendosi all’oro olimpico nei 100 stile libero, vinto con record del mondo in 46.40. “Vedere un atleta del proprio Paese vincere a livello mondiale costruisce consapevolezza e autostima in una nazione”.
Allenatore, tra gli altri, di Emma McKeon, Kaylee McKeown e Stephanie Rice, Bohl oggi segue 13 nuotatori cinesi, quattro dei quali hanno preso parte ai Giochi di Parigi. Tra questi spicca Qin Haiyang, vincitore di quattro ori ai Mondiali di Fukuoka 2023. “Haiyang mi ha impressionato molto per dedizione e costanza. Se manterrà questa mentalità, anche nel 2028 sarà competitivo, nonostante l’età”, ha commentato, sottolineando che esempi come Michael Phelps e Sarah Sjöström dimostrano come sia possibile vincere anche oltre i 30 anni.
Secondo Bohl, il passo decisivo per la Cina sarà investire di più nella scienza dello sport, come già fanno Stati Uniti e Australia. “La scienza è fondamentale, ma anche la comunicazione. Allenare è un’arte e una scienza. Serve empatia e conoscenza tecnica”, ha spiegato. Il suo approccio prevede duro lavoro quotidiano, costanza e una mentalità vincente: “Gli atleti devono spingersi ogni giorno, non basta fare bene una volta al mese. La resilienza mentale fa la differenza”.
Per Bohl, le gare sono parte essenziale dell’allenamento: “Non c’è metodo migliore per imparare che gareggiare. È lì che si costruisce la fiducia”. Proprio per questo ha lavorato con la Federazione cinese per ampliare il calendario delle competizioni, creando più occasioni per testarsi. “Se bisogna sbagliare, meglio farlo in una gara minore e non in una finale olimpica”.
Il tecnico ha infine riconosciuto che la barriera linguistica è la difficoltà principale incontrata, ma ha elogiato il lavoro dei traduttori e il clima di fiducia instaurato nel gruppo. “Stiamo crescendo insieme. L’obiettivo è far sì che gli atleti diano il meglio nel momento che conta, e quel momento sarà Los Angeles 2028”.
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