Paolo Barelli: "Le minacce del CIO? Una manovra politica mentre lo sport affonda. I ristori bastano a malapena per la carta igienica"
Il numero uno di Federnuoto ai microfoni di Radio radicale
Intervistato da Radio radicale a margine della manifestazione organizzata dagli Enti di promozione sportiva nella piazza di Montecitorio, il presidente di Federnuoto Paolo Barelli torna sulla querelle CIO-CONI-Governo italiano e non usa mezzi termini nel descrivere la situazione dello sport italiano.
Io credo si sia trattato di una grande campagna mediatica per far passare il messaggio di una ridotta autonomia del CONI. Proprio oggi un noto quotidiano nazionale (la Gazzetta dello sport, NdR) evidenzia come il CIO accolga senza battere ciglio paesi che sono autentiche dittature, che non garantiscono i diritti umani e discriminano le minoranze. Non mi si venga a dire che l'Italia non è un paese che garantisce autonomia al proprio Comitato olimpico: mi pare una manovra meramente politica. Nel 2019 è stata approvata una riforma che ha tolto al CONI la possibilità di finanziare direttamente le Federazioni e il CONI ha cercato di rifarsi cavalcando una polemica che ha peraltro una sua ragion d'essere per quanto riguarda l'autonomia della pianta organica: questione che peraltro il ministro Vincenzo Spadafora avrebbe potuto risolvere già un paio di mesi fa.
Personalmente non ho mai dubitato per un istante che l'Italia avrebbe partecipato alle Olimpiadi con il proprio inno e la bandiera. I problemi dello sport sono altri: gli impianti stanno chiudendo, le società non ce la fanno più. E a rimetterci non sono solo i nostri campioni: è un danno sociale perché non si garantisce più l'attività motoria di base. Preferirei si parlasse di questo piuttosto che di polemiche che non sfiorano minimamente i cittadini. Come Federnuoto, in particolare, stiamo subendo lo stop forzato in modo molto più grave rispetto alle altre discipline perché il blocco delle attività didattiche e ricreative rende insostenibile la gestione degli impianti. In questo momento sono aperte solo il 25-30% delle piscine coperte, molte società hanno cessato l'attività e moltissime altre le seguiranno se non arrivano aiuti concreti: le poche migliaia di euro ricevute nel 2020 bastano a malapena ad acquistare la carta igienica!
Per quanto riguarda la riforma dello sport, prendo atto che tutte le audizioni sin qui svolte nelle Commissioni parlamentari competenti ne evidenziano numerose criticità insostenibili, segnalate sia dalla politica sia dagli addetti ai lavori. Manca una visione d'insieme delle necessità del mondo sportivo e quindi mi auguro che vengano apportati dei correttivi.
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