CIO. La squadra Olimpica dei Rifugiati. In lizza anche la nuotatrice siriana Yusra Mardini.
L'8 giugno l'annuncio ufficiale del Refugee Olympic Team Tokyo 2020.
Il prossimo 8 giugno il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) annuncerà i nomi degli atleti che gareggeranno ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020 come Squadra Olimpica dei Rifugiati, fra i candidati anche la nuotatrice siriana
Yusra Mardini
(1998) per la quale sarebbe la seconda partecipazione olimpica dopo quella di Rio nel 2016, specialista della farfalla che proprio in queste ore è impegnata a Berlino per i Campionati nazionali tedeschi multi-disciplina (18 sport) denominati “
Die Finals
“, segue post.
Butterfly" è il titolo del libro autobiografico edito da Giunti di
Yusra Mardini,
la ragazza siriana fuggita dalla guerra e approdata alle Olimpiadi. Un'atleta che, insieme alla sorella, ha sfidato l'impossibile per realizzare il proprio sogno: partecipare ai Giochi Olimpici di Rio.
Nel 2016 è riuscita a gareggiare ai Giochi Olimpici nei 100 farfalla e nei 100 stile libero come atleta rifugiata olimpica ed ha preso parte ai Campionati del mondo di Gwangju in Corea come FINA Independent Athletes (IFA). Attualmente vive a Berlino con lo status ufficiale di rifugiata, dove continua ad allenarsi e a competere in vista dei Giochi di Tokio 2020 sotto la guida del tecnico Sven Spannekrebs, nella foto qui sotto insieme prima di una sessione di allenamento. Il suo mito? Michael Phelps: “
Una leggenda. Lo seguo sin da quando sono nata. Ha sempre lottato nella sua carriera, rialzandosi ogni volta, è il mio idolo
”.
La storia di Yusra è diventata un film "The swimmer". La casa di produzione Working Title ha affidato il biopic allo sceneggiatore Jack Thorne (Wonder) e al regista Stephen Daldry (Billy Elliot).
La pellicola, attesa per il 2022, racconterà la storia delle sorelle Mardini, fuggite dalla Siria nel 2015 dopo che la loro casa è stata distrutta dai bombardamenti e transitate dalla Turchia alla Grecia attraversando il Mar Egeo.
Alle Olimpiadi di Rio del 2016, cinque donne si preparano ai blocchi di partenza per la prima batteria dei 100 metri farfalla. Quattro di loro sono rappresentate dalla bandiera della nazione per cui gareggiano. La bandiera di
Yusra Mardini
, invece, è quella bianca con gli anelli olimpici della squadra dei rifugiati. Yusra è una diciottenne siriana, ma non può competere per il suo paese. È fuggita da una Damasco devastata e resa irriconoscibile dalla guerra, perché aveva un sogno: continuare a nuotare e prepararsi per le olimpiadi. Quando, un anno prima, una bomba buca il tetto della piscina in cui Yusra e sua sorella Sara si stanno allenando e finisce in acqua – inesplosa – a pochi metri da loro, le due ragazze comprendono che non possono attendere oltre e lasciano la Siria per raggiungere l’Europa. Ma il viaggio che le aspetta è pericoloso e pieno di insidie. In Turchia, i trafficanti le stipano su un sovraffollato gommone a motore che a metà della traversata verso un’isola greca si ferma, guasto. Yusra e Sara si tuffano in mare e nuotano per ore nelle acque gelide, rischiando la vita, affiancando l’imbarcazione fino a raggiungere le coste di Lesbo e portando in salvo tutti i passeggeri. Da lì, il loro viaggio prosegue attraverso la Serbia, l’Ungheria, l’Austria, fino in Germania, dove Yusra trova qualcuno che crede nel suo talento di nuotatrice e la convince a prepararsi per le Olimpiadi di Rio in cui, per la prima volta, gareggia una squadra di atleti rifugiati.
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