"Niente sesso, siamo atleti": in Giappone si sgonfia il mercato dei preservativi
Le regole sul distanziamento sociale mettono in crisi le industrie giapponesi produttrici di condom
Fra le aziende che pregustavano impennate di fatturato in occasione delle Olimpiadi di Tokyo erano certamente i produttori giapponesi di preservativi.
L'atmosfera amichevole del Villaggio olimpico e l'arrivo di decine di migliaia fra spettatori, giornalisti e ufficiali di gara ha indotto sin dai Giochi di Seoul 1988 a distribuire gratuitamente centinaia di migliaia di condom, al punto che la Sagami Rubber Industries, una delle aziende leader del mercato giapponese, aveva aperto un nuovo stabilimento in Malaysia appositamente per riuscire a soddisfare la domanda. A suo tempo il portavoce dell’azienda Hiroshi Yamashita aveva dichiarato che soltanto le aziende giapponesi erano in grado di produrre preservativi così sottili, e che le Olimpiadi erano un’opportunità davvero preziosa per far conoscere al mondo le sofisticate tecnologie giapponesi.
Il Comitato organizzatore ha invece chiarito che 160mila preservativi saranno comunque distribuiti anche quest’anno ma non con l’idea che vengano utilizzati al Villaggio olimpico : secondo gli organizzatori dovrebbero invece essere riportati dagli atleti e dalle atlete nei loro paesi, in modo che possano continuare a sostenere la campagna di sensibilizzazione nei confronti dell’HIV anche a casa.
Le regole contenute nei playbook, le linee guida per i partecipanti, parlano infatti chiaro: sono tassativamente vietate le interazioni personali al di sotto della distanza sociale, con il rischio per i trasgressori di essere sanzionati e addirittura allontanati dai Giochi.
Come se non bastasse, le aziende giapponesi puntavano sulle Olimpiadi di Tokyo per offrire i loro modelli di profilattici più avanzati, cioè quelli ultrasottili, che sono fatti di poliuretano e sono spessi soltanto 0,01 millimetri. L’Associazione giapponese di produttori di preservativi però ha detto che durante i Giochi si potranno distribuire soltanto i preservativi tradizionali realizzati in lattice.
"Alla fine, ciò che conta è che le persone utilizzino i nostri prodotti, non importa quali" chiosa amaramente Yamashita "cercheremo di smaltire le eccedenze sul mercato locale".
Leggi la notizia su France 24 [FRA/ENG]
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