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Bracciate Azzurre - Ilaria Bianchi: "Cerco la quarta Olimpiade, sarebbe un sogno che si avvera"

Intervista con la ventinovenne di Castel San Pietro Terme allenata da Fabrizio Bastelli "Cerco di dare il massimo in qualunque situazione, non voglio avere sensi di colpa o dover dire che avrei potuto fare di più!" Grinta, tenacia e una grande consapevolezza caratterizzano la nuotatrice che ai recenti campionati europei di Glasgow ha vinto un bellissimo argento in una nuova distanza che la vede sempre più competitiva.

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XX LEN European Short Course Swimming Championships
XVII FINA World Championships Aquatics Budapest

Nuoto•com - Un piccolo bilancio della sua carriera fino ad ora e una proiezione per i mesi a venire.

Ilaria Bianchi - Mi reputo più che soddisfatta del mio percorso da atleta fino ad ora. Non credo di poter dire che “potevo fare di più”: ho sempre cercato di lavorare al meglio e ho dato ogni volta il cento per cento per raggiungere l’obiettivo che mi ero prefissata. Per mia natura non potrei accettare di fare le cose tanto per fare, se poi il risultato non è quello desiderato mi sentirei troppo in colpa e questa è una cosa che voglio evitare dall’inizio. Devo dare il massimo, altrimenti dovevo impiegare il mio tempo per fare altro. Cercherò la qualifica per la quarta olimpiade: sarebbe una meta molto importante ed un orgoglio per me perché non molti atleti ci sono riusciti. Sarebbe davvero un sogno che si realizza.

NPC - È stato difficile a quasi trent’anni spostare la preparazione e l’attenzione verso una distanza più lunga?

IB - Le grandi atlete internazionali che nuotano i 100 arrivano dalla distanza più corta, i 50. Mi sono resa conto con il tempo che la distanza dei 50 non è proprio la mia, è troppo veloce. Il mio 100 si colloca di più all’interno di un 200. Inoltre, le gare sui 50 e 100 farfalla stanno diventando sempre più impegnative, il livello si sta alzando notevolmente. Ho capito che potevo essere più competitiva nuotando i 200. Tutto è cominciato partecipando al Settecolli del 2017 in cui dovevo partecipare ai 50 e ai 100 farfalla e poi ai 100 stile libero. Ma mi sentivo così bene e così pronta che ho chiesto al mio allenatore di poter gareggiare nei 200. Ho fatto un buon tempo e mi è stato chiesto di nuotarli anche in vasca corta. E così è arrivata la prima medaglia a Copenaghen. È stata per certi aspetti una conferma, e per altri mi ha aperto le porte a nuove sfide, a nuovi obiettivi. Io ogni tanto devo reinventarmi e questa era sicuramente un’opportunità. Agli assoluti dello scorso anno non stavo molto bene fisicamente, avevo scaricato troppo poco ed il risultato non è stato soddisfacente. Inoltre, non devo sottovalutare l’età. È una gara comunque impegnativa, che mi sottrae un sacco di energia. Per recuperare un 100 mi basta un giorno, ma per i 200 ce ne vogliono quattro. Infatti, nelle ultime gare a Glasgow ero consapevole che nuotando prima la distanza più lunga mi sarei giocata quella più corta. Però la mia attenzione era focalizzata sui 200. È una distanza che fondamentalmente non preparo, ma se il giorno della gara mi sento in forma mi ci butto! A marzo ci saranno prima 100 e poi i 200… vedremo!

NPC - Nei 200 di Glasgow, a tre quarti di gara, era in testa. Ha pensato seriamente di toccare per prima? Cosa pensava mentre arrivava in fondo?

IB - Quando nuoto i 200 sono consapevole che verso la fine della gara mi arriva la botta, quindi cerco di avvantaggiarmi prima, è la mia strategia. Io ho una facilità di nuotata superiore ad altre atlete, quindi la devo sfruttare a mio favore per crearmi un certo distacco. Quando sono arrivata ai 150 e mi sono vista ancora davanti mi sono caricata ancora di più. Quindi ho dato tutto, forse troppo! Ma mi reputo soddisfatta ugualmente, è stato un podio che ho apprezzato moltissimo.

[caption id="attachment_20028" align="aligncenter" width="1200"] BIANCHI Ilaria Italy ITA
Women's 200m Butterfly
Glasgow 08/12/2019
XX LEN European Short Course Swimming Championships 2019
Tollcross International Swimming Centre
Photo Andrea Staccioli / Deepbluemedia / Insidefoto[/caption]

NPC - Quanto conta per lei la preparazione mentale in vista di una competizione importante?

IB - Secondo me la testa incide per il 60% e il fisico per il 40%. Il nuoto ad alto livello, a mio parere, si fa quasi tutto con la testa. Io vedo atleti fortissimi che non riescono a portare in acqua quello che valgono. Proprio perché manca la preparazione mentale. Ed è una cosa che mi dispiace moltissimo. Dopo tanti anni, riesco a distinguere un nuotatore eccellente da uno mediocre e mi dispiace molto quando vedo che mentalmente i ragazzi non ci sono, perché a causa di questo si vanifica tutto il lavoro fisico che ci sta dietro e che io so essere tanto. Ritorniamo a quanto detto inizialmente: per me sarebbe inaccettabile, non riuscirei a convivere con il senso di colpa di non averci creduto e non averci provato. Ma questo non solo per lo sport, questo vale anche nella vita. Se hai una sfida da affrontare non puoi perderti ancora prima di iniziarla.

NPC - Quanto può influire la figura dell’allenatore nella preparazione mentale dell’atleta?

IB L’allenatore può aiutarti, ma non può essere un mental coach. Non può sostituirsi all’atleta. Se la motivazione, lo spirito competitivo, la voglia di arrivare non è propria dell’atleta, l’allenatore può fare ben poco. Credo sia una cosa che arriva da bambini, con il tempo può prendere forma, essere sempre più evidente. Ma se questo modo di pensare non fa parte di te, difficilmente con gli anni scatta qualcosa che ti fa essere competitivo. E l’allenatore non può tirare fuori da te qualcosa che non hai.

NPC - Qual è il segreto per trovare motivazione dopo periodi di minor soddisfazione?

IB - Credo che l’atleta debba fare un’autoanalisi ed individuare qual è il problema. Ed in funzione di questo orientare l’intervento. Io ho un allenatore che sa cosa è meglio per me, è solitamente ha sempre ragione. Bisogna imparare ad osservarsi ed ascoltarsi, un po’ di introspezione. Capire da dove nasce il problema e cercare di trovare la soluzione. L’importante è non limitarsi a dare la colpa all’allenatore. È la cosa più facile da fare ma anche la più stupida. Difficilmente l’allenatore non sa cosa farti fare, ti devi fidare.

[caption id="attachment_20029" align="aligncenter" width="1200"] Ilaria BIANCHI ITA
Swimming Day 01 Finals
Day 10 23/07/2017
XVII FINA World Championships Aquatics
Duna Arena Dagaly
Budapest Hungary July 15th - 30th 2017
Photo @G.Scala/Deepbluemedia/Insidefoto[/caption]

NPC - Quanto è importante un percorso condiviso e duraturo con il proprio tecnico? Altri sport, ad esempio il calcio, cambiano allenatore anche in pochi mesi, come è pensabile poterlo fare?

IB - Gli sport di squadra sono profondamente diversi, è difficile fare un confronto. Il nuoto è uno sport tra i più duri in assoluto, non hai un campionato dove raggiungi il risultato un pezzetto alla volta o dei compagni di squadra con cui dividere le responsabilità. Noi nuotatori abbiamo un’occasione ed una sola. Devi stare bene ed essere pronta per quel giorno preciso. E soprattutto dobbiamo contare solo su noi stessi. Sicuramente se non stai bene con il tuo allenatore è meglio cambiare. Essere in sintonia ed andare d’accordo con il proprio allenatore in uno sport come il nuoto è assolutamente fondamentale.

NPC - Seguendola sui social network si apprezza la sua grande attenzione per la preparazione atletica, sia a secco che in acqua. È un’attenzione che ha sempre avuto o è un ingrediente in più che ha aggiunto nel tempo?

IB - Sicuramente crescendo si acquisisce maggiore consapevolezza su ciò che è importante, fondamentale oppure superfluo. Ho sempre dedicato molta attenzione alla tecnica che reputo essere importantissima e ho avuto la fortuna nel mio percorso di avere allenatori che la ritenevano una componente fondamentale. Un’atleta di alto livello nel nuoto non può prescindere da una buona tecnica. Ci sono atleti che dedicano molto più tempo di me alla palestra. Per me è importante perché la ritengo funzionale a ciò che poi dovrò fare in acqua.

NPC - Chi è Ilaria Bianchi fuori dalle corsie?

IB - Fortunatamente sono un’atleta che quando esce dall’acqua non è più una nuotatrice. Ci tengo a tenere separate le due cose, la mia attività di atleta e la mia vita fuori dalla piscina. Il mio fidanzato non è un nuotatore, molti dei miei amici non sono nuotatori. Non dimentico ovviamente di essere un’atleta, ma fuori dall’acqua voglio vivere una vita il più semplice possibile e non concentrata solo ed esclusivamente sul nuoto. Questo anche nell’ottica di non diventare satura, perché ritengo si rivelerebbe negativo per ciò che poi vado a fare in allenamento e in gara. Preferisco staccare la spina per poi essere carica quando devo tornare in vasca.

NPC - Che rapporto ha con le nuove tecnologie e con i social network in particolare?

IB - Non so quanto dureranno questi nuovi social, alcune persone si sono praticamente create un lavoro. Io non riesco ad essere particolarmente attiva perché richiedono molto tempo se li vuoi gestire bene e purtroppo il tempo a mia disposizione è poco. E siccome, per quanto detto prima, io le cose fatte male non le voglio fare, non sono particolarmente social.

NPC - Pensa che i social influenzino il rapporto tra atleta e allenatore?

IB - Nel mio caso no. Il mio allenatore non è social e quindi non sa quello che faccio. Credo che comunque basti non esagerare. Se per esempio fai parte di un gruppo sportivo militare devi avere le giuste attenzioni e non pubblicare cose sconvenienti, ma questo fa parte del buonsenso di una persona.

NPC - Un saluto per gli amici di Nuoto•com

IB - Saluto tutti i lettori di Nuoto•com, sito che trovo molto valido e piacevole da consultare, e colgo l’occasione di augurare a tutti buone feste!

Photo copertina Giorgio Scala / Deepbluemedia / Insidefoto

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