Camillo Cametti: un viaggio nel mondo del nuoto
Alla vigilia della 58^ edizione del Trofeo Sette Colli - Internazionali di Nuoto abbiamo raggiunto Camillo Cametti, per farci raccontare da lui l'evoluzione di questa manifestazione. Ciò che ne è emerso è un autentico viaggio nel tempo, attraverso questa perla del nuoto italiano e non solo
Camillo Cametti è sicuramente una persona che nel mondo del nuoto ha un peso notevole. Di cose ne ha viste e ne ha fatte veramente molte. Qualsiasi presentazione potrebbe essere riduttiva: i suoi contributi al nostro movimento sono stati così tanti, che il dubbio di dimenticare di citarne qualcuno è grande.
Nasce a Verona nel 1943 e dello sport ha fatto il suo mondo. Non solo lo ha praticato, ma il nuoto lui lo ha insegnato, allenato e divulgato. In Italia e nel mondo. È fondatore e direttore di riviste di nuoto. “La Tecnica del Nuoto” e “Il Mondo del Nuoto” sono sue creazioni ed è superfluo citare la valenza, la bontà e l’utilità dei suoi contenuti. È stato probabilmente uno dei primi a capire l’importanza del “parlare” di nuoto: la costante e assidua ricerca del confronto tra colleghi, cosa oggi più frequente, ma cinquant’anni fa era decisamente inusuale e riservata alla buona volontà di pochi.
È stato consigliere della Federazione Italiana Nuoto, Presidente della Commissione Stampa della FINA e nel 2002 il CONI gli ha conferito la “Stella d’Oro”, la massima onorificenza sportiva italiana.
Parlare di un’intervista non è proprio il caso, a tutti gli effetti si è trattato di ascoltare. Ascoltare una persona che, natatoriamente parlando, ha vissuto mille vite: ha tanto da raccontare e tanto da insegnare, ha la saggezza di chi ha fatto della propria passione il proprio lavoro, contribuendo, con impegno e dedizione, a migliorarlo, evolverlo, farlo emergere e farlo conoscere. Le domande non erano necessarie, è bastato citare un nome, una manifestazione, e il racconto iniziava, affascinando come può capitare con un bimbo che ascolta una fiaba.
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Giorgio Lamberti e Camillo Cametti
Photo Giorgio Scala/Deepbluemedia[/caption]
Sette Colli
Stiamo parlando della manifestazione più longeva a livello internazionale. Quest’anno, poi, riveste un ruolo particolare perché è l’ultima, prima dei Giochi Olimpici, che permette agli atleti di qualificarsi. I trials in giro per il mondo si sono tutti conclusi, il Sette Colli chiude di fatto le selezioni dei nuotatori olimpici.
Il Sette Colli nasce nel 1963 dalla volontà della Federazione, guidata dal commissario straordinario Mario Saini, con l'obiettivo di iniziare a internazionalizzare il nuoto italiano, in tempi in cui questo sport non godeva del prestigio e della visibilità che ha, fortunatamente, oggi.
Le edizioni si sono succedute nel tempo, ospitando campioni di questa disciplina, ma a volte con qualche difficoltà. Le difficoltà principali per il Sette Colli erano soprattutto di natura finanziaria: stiamo parlando di uno sport che all’epoca era davvero preso poco in considerazione e il supporto delle istituzioni era pressoché inesistente. Ma pur di dare continuità all’evento, il Presidente FIN Aldo Parodi, eletto alla fine del 1964, si attivò perchè il meeting potesse svolgersi ugualmente, anche se in sedi diverse: negli anni ’70 un’edizione venne fatta ad Asti, nel 1971 a Bolzano, nel 1973 a Siracusa e nel 1981 e 1982 a Verona, nelle quali mi impegnai personalmente perché il tutto potesse avere seguito, dialogando con l’amministrazione comunale e la Istituzione Comunale Bentegodi. Nonostante la trasferta, furono comunque edizioni memorabili e i campioni presenti decisamente degni di nota a livello internazionale.
La storia del Sette Colli è stata sicuramente un avvicendarsi di grandi prestazioni e grandi campioni. Una manifestazione che ha fatto la storia del nuoto italiano. Fortunatamente, neanche il Covid ha fermato gli Internazionali di nuoto. Lo scorso anno, infatti, si sono potuti svolgere ugualmente e sono stati fatti coincidere con i campionati italiani. Quando un meeting, anche per giuste cause, si interrompe, riprenderlo risulta sempre un po' difficoltoso e solitamente fa fatica a brillare come prima. La continuità del Sette Colli, che spesso viene data per scontata, ma che così non è, è sicuramente uno dei fattori che hanno contribuito a renderlo prestigioso e distintivo per il nuoto italiano.
È stato aggiunto al nome Sette Colli “Internazionali di Nuoto” proprio per enfatizzare la presenza di molti stranieri alla manifestazione. Se inizialmente era partita piano piano, l’ambizione di partecipare a queste gare è cresciuta, al punto che la presenza di atleti stranieri cominciava ad essere importante. Questo naturalmente diventava stimolante per gli atleti azzurri, perché era un confronto che stuzzicava la competitività di ognuno, al punto da far diventare il Sette Colli scenario di grandi prestazioni e grandi riscontri cronometrici.
C’è sempre l’obiettivo di migliorare e la Federazione su questo sta facendo un lavoro incredibile. Da qui la straordinarietà del Sette Colli: unico al mondo, ineguagliabile.
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II FINA World Aquatics Convention
Camillo Cametti
Official Dinner
Moscow Russia oct. 30th, Nov. 1st, 2012
Opening Oct. 31th
Photo G.Scala/Deepbluemedia/Insidephoto[/caption]
Commissione Stampa FINA… Perché è importante parlare di nuoto
Tutto nasce dal coinvolgimento, dal trasporto che io ho per questa disciplina, per questo sport. Sono cresciuto insieme ad Alberto Castagnetti, nella piscina che oggi è il centro federale di Verona. Abbiamo nuotato tanti anni insieme, giocato a pallanuoto insieme. All’epoca esisteva solo la piscina estiva, ma Alberto, sostenuto anche dal padre che lo allenava, si impegnava moltissimo, andando anche a nuotare a Padova. Per me è sempre stata una spinta per approfondire maggiormente gli aspetti tecnici. Gli unici testi che si potevano leggere all’epoca erano per lo più esteri, ma era interessante capire come all’estero ci fossero dei tecnici che si avvalevano di nuove metodologie che spesso si rivelavano all’avanguardia. Leggevo molto e ho intervistato molti personaggi di quel periodo, soprattutto australiani e americani, per esempio Don Talbot, Doc Counsilman. Così cominciai a frequentare l’ambiente americano, partecipando negli anni ’70 al primo “American Coaches Clinic”, ossia il primo convegno per allenatori in America. Con me venne anche Bubi (Costantino) Dennerlein, che all’epoca era allenatore della nazionale maschile e di Novella Calligaris, e Celio Brunelleschi, che allenava la femminile. Questa esperienza ci ha incredibilmente aperto gli occhi, eravamo assetati di novità, di conoscenza, e l’abbiamo avuta da un ambiente che per noi era davvero nuovo. Negli anni successivi continuai a partecipare a questi clinic e dopo un po' portai anche Alberto Castagnetti con me. Da questi convegni e dalle registrazioni delle discussioni, mi venne l’idea delle conferenze anche in Italia. È così prese vita l’idea di fondare la rivista “ La Tecnica del Nuoto ”. All’epoca esisteva una rivista, che si chiamava “Nuoto”, era molto bella e presentava i resoconti dei risultati delle gare. Ma non c’era nulla che parlasse di tecnica. Avevo da poco conseguito il brevetto di allenatore nazionale di nuoto (probabilmente l’equivalente di allenatore di II livello oggi) e mi rendevo conto che c’era una grande carenza di cultura natatoria e mi buttai nell’impresa di provare a rimediare a questa lacuna, mettendo insieme quello che avevo appreso in Italia e in giro per il mondo, e con il supporto morale dell’associazione allenatori di nuoto di allora. La presentai nel 1974 ad una platea di allenatori entusiasti: e da lì prese il via. A seguire, sempre perché ero convinto dell’importanza di creare una cultura natatoria, soprattutto per quanto riguardava la metodologia dell’allenamento, e sull’onda di quanto visto in America, diedi vita ai primi convegni tecnici nazionali per il nuoto. Il primo si svolse nel 1975. Nelle prime tre edizioni ero coinvolto al massimo come organizzatore, come conduttore e come interprete, perché ho sempre voluto invitare grandi allenatori dall’estero.
La grande soddisfazione per me è stata vedere che la strada che io vedevo come quella giusta da perseguire, è stata poi portata avanti nel tempo.
Successivamente ho fondato “ Il Mondo del Nuoto ” che, a differenza de La Tecnica del Nuoto che trattava prevalentemente di tecnica per l’appunto, questa seconda rivista parlava anche delle manifestazioni.
È bellissimo vedere come grazie a queste iniziative e al grande lavoro fatto dalla Federazione Italiana Nuoto attraverso il Settore Istruzione Tecnica , il livello dei nostri tecnici si sia incredibilmente elevato. Sicuramente complici sono stati anche l’istruzione scolastica, il cambiare dei tempi che comunque ha offerto molte più possibilità rispetto a quello che c’erano una volta. E credo che sia uno dei fattori che ha contribuito a far sì che il nuoto italiano oggi brilli nel panorama internazionale e goda del prestigio che giustamente gli deve essere riconosciuto.
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Gianni Merlo, Camillo Cametti, Paolo Barelli
AIPS Sport Media Awards
Glasgow 04/08/18
Swimming Tollcross International Swimming Centre
LEN European Aquatics Championships 2018
European Championships 2018
Photo Giorgio Scala/ Deepbluemedia /Insidefoto[/caption]
Atleta e allenatore
Qualcuno diceva che è l’atleta che fa l’allenatore. Altri dicono il contrario: è l’allenatore che fa l’atleta. Credo che la verità stia come sempre nel mezzo. È la simbiosi tra queste due figure a creare le magie: deve essere un rapporto di sintonia, empatia, sinergia, di grande fiducia. Questo crea grandi atleti e grandi allenatori.
Porto un esempio: in America, tra i grandi allenatori c’è ancora Mark Schubert . Lo conobbi nella prima edizione dei Campionati del Mondo del 1973 a Belgrado. Lui allenava una grandissima nuotatrice, Shirley Babashoff , e l’opinione di molti era che fosse la sua atleta che lo aveva reso un grande allenatore.
Il grande Aleksandr Popov , allenato da Gennadi Touretski , è un esempio di atleta e allenatore che sono cresciuti insieme. Nel 1989, quando si era in piena fase di transizione della Russia da un punto di vista politico, andai ad un meeting a San Pietroburgo e in quell’occasione incontrai Touretski. Chiacchierando insieme, l’allenatore russo manifestò come non ci fossero all’epoca le condizioni per potersi allenare veramente bene. Segnalava come mancasse anche l’alimentazione corretta per gli atleti. Raccogliendo quanto mi era stato detto, mi ingegnai e con l’aiuto di un collega che aveva un club in Piemonte e si offrì di ospitarli, atleta e allenatore poterono venire in Italia per un periodo e si allenarono a Verona inizialmente, e poi in Piemonte da questo collega per un po' di mesi. Penso con soddisfazione che alla crescita di questo grandissimo campione, abbiamo contribuito anche noi italiani. Per me è stata un’esperienza di crescita professionale incredibile e ha segnato anche l’inizio di una bellissima amicizia con entrambi.
Purtroppo per atleti come Popov, il professionismo nel nuoto è arrivato in un momento successivo. Non mi piace mettermi in mostra, ma se parlo è solo per qualcosa che ho realmente fatto. Nel 1988 divenni membro della FINA del comitato tecnico di nuoto. Questo su proposta di Bartolo Consolo. All’epoca agli atleti era vietato ricevere soldi in premio. In America addirittura era motivo di squalifica. Come membro del comitato tecnico feci delle proposte, dettate esclusivamente dal buonsenso, che vennero approvate. Ne cito qualcuna: riconoscere agli atleti il diritto di prendere soldi, sia come premi in denaro, sia come ingaggi. Riconoscere il record del mondo in vasca corta; a seguito di questa approvazione cominciarono i Campionati Mondiali di Nuoto in corta e la World Cup del nuoto. Parliamo degli inizi degli anni ’90. Dopo i mondiali di Roma del 1994, nei quali gestii la parte relativa ai media, la FINA decise di istituire la Commissione Stampa, che prima non esisteva, e di affidarmi la presidenza.
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