Christian Minotti: "Per Simona il Sette Colli sarà un test, l'obiettivo è Tokyo"
L'allenatore di Simona Quadarella racconta queste settimane in vista dell'appuntamento più importante
Abbiamo chiacchierato un po' con Christian Minotti , allenatore di Simona Quadarella . Il Sette Colli è la tappa di passaggio prima dei Giochi Olimpici di Tokyo e ci siamo fatti raccontare come stanno vivendo queste settimane che li separa dal grande evento.
Sono contento di come procede la preparazione di Simona. Dopo gli Europei di Budapest l’ho vista più motivata, più concentrata, più determinata rispetto al solito, rispetto a quello che è stato un anno davvero complesso. Un anno in cui un po' di tranquillità e serenità l’aveva un po' persa. Era un po' sfiduciata sugli aspetti tecnici determinanti durante le serie, gli mancava un po' di mordente. Ora vedo una Simona che ha ritrovato fiducia e consapevolezza in sé stessa.
Abbiamo fatto tre settimane di collegiale davvero molto buone dove ha lavorato sia in quantità che in qualità molto bene. È chiaro che verso gli ultimi c’era un po' la voglia di rientrare, la nostalgia di casa. Ma è comprensibile. Direi che è sempre stata sul pezzo.
Il Sette Colli per Simona è una tappa di passaggio perché l’obiettivo è Tokyo. Dobbiamo concentrarci lì, perché comunque abbiamo visto che le avversarie daranno del filo da torcere, sicuramente. Bisogna lavorare sul tenere sotto controllo la tensione e giocare bene le proprie carte.
Simona è molto maturata come atleta: riesce a focalizzare bene la competizione, soprattutto la gara per la quale si allena, sia che si tratti di un Sette Colli, piuttosto che un Europeo o un Mondiale. Queste cose ce le hai solo con la maturità e l’esperienza che caratterizza l’atleta di alto livello. E nel momento in cui riesci a capire e gestire queste dinamiche, hai tutto da guadagnare, sono cose che giocano a favore dell’atleta. La tipologia di gara che nuota Simona è una gara che meno di altre si può improvvisare e infatti durante il lockdown il problema era proprio questo, si focalizzava su dei dettagli che in quel momento non erano particolarmente significativi, cercava molto il ritmo di nuotata, invece in un momento così particolare bisognava fare un passo indietro, curare bene l’ampiezza, tenere la nuotata giusta, i giusti appoggi. Non sempre la fretta ti fa costruire qualcosa di importante, anzi. A volte è vero proprio il contrario. E in questo è stata brava perché ha capito le mie intenzioni, si è fidata e ha accettato quanto proposto. Sono ormai dieci anni che seguo Simona, l’ho vista crescere e la conosco. Riesco a capirla e quindi a guidarla. Inoltre, cosa non scontata, alle spalle c’è la sua famiglia che ha sempre supportato me e la società. C’è un’unione d’intenti e una collaborazione che fa si che il lavoro sia ottimizzato sotto tutti i punti di vista. Dobbiamo ricordarci che gli atleti sono prima di tutto persone.
Simona in questo momento è abbastanza tranquilla, si concentra su ciò che c’è da fare. Ovviamente, a mano a mano che ci avviciniamo all’appuntamento più importante, la tensione sale. Ma è fondamentale che sia così! Il giusto livello di tensione deve esserci, è quell’attivazione che ti fa affrontare la gara.
Da atleta hai vissuto l’emozione olimpica. E ora anche da allenatore. Che effetto fa?
L’esperienza da atleta la ricordo come se fosse ieri: la cerimonia di apertura, vedere lo stadio di Sydney era un’emozione incredibile. Mi sentivo un po' una formica contro i giganti, però la gioia di essere lì è qualcosa di indescrivibile. È il coronamento di un sogno, fatto di tanti anni passati a nuotare, bracciata dopo bracciata. Forse ci pensi sempre, ma finché non succede per davvero fai fatica a crederci.
Da allenatore, non so! Vediamo quando arrivo lì, in questo momento il solo pensiero mi elettrizza. Ma appena rientro vi racconterò com’è stato e come l’ho vissuta!
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