Claudio Rossetto
parla con la consapevolezza di chi questo sport lo conosce bene. Ha tracciato il percorso di grandi atleti portandoli a risultati incredibili: possiamo citare
Massimiliano Rosolino, Filippo Magnini
e
Luca Dotto
. Solo per fare qualche nome. E proprio questa sua grande esperienza lo porta ad esprimere preoccupazione per i ragazzi, per i suoi atleti. In un momento di emergenza nazionale il suo pensiero è tutto per loro, per il fatto che come guida - perché un allenatore è anche questo - non ha risposte da poter dare loro. Sente la responsabilità di supportarli, non solo con le sedute di allenamento, ma anche garantendo loro la serenità di cui hanno bisogno.
Il nuotatore è uno sportivo un po' particolare: ha bisogno della certezza delle date, poiché la programmazione del suo lavoro va fatta in funzione dell'obiettivo. Non ha importanza se è lontano o vicino, l'importante è avercelo l'obiettivo. In questo momento, con il clima di insicurezza che c'è, per il quale non si può avere alcuna previsione del futuro, allenarsi senza un obiettivo per un nuotatore è una situazione psicologicamente molto difficile da sostenere. A prescindere che l'atleta cerchi la qualificazione per l'Olimpiade o ce l'abbia già in tasca. Non sapere quando si dovrà dare il massimo, non sapere per cosa ci si sta preparando non è sicuramente bello. Non sono atleti abituati ad improvvisare, sono ragazzi che si programmano nell'attività da svolgere, pragmatici, e non avendo un obiettivo è difficile allenarsi con impegno. Senza poi considerare le complicazioni per poter nuotare a causa della chiusura di molti impianti. Per gli atleti d'élite fortunatamente la situazione è migliore, loro sono oggetto di una deroga che gli consente di continuare a praticare l'attività. Ma comunque questo clima non aiuta.
Come tecnico federale mi sento la responsabilità di supportare gli atleti che seguo, sento di doverli aiutare a non far venire meno la motivazione ma purtroppo ho poche risposte da dare loro, per non dire nessuna. Da un punto di vista pratico abbiamo interrotto la programmazione per i Campionati Italiani, dal momento che non si svolgeranno, e ci stiamo orientando al Settecolli. Ma sempre con un punto di domanda. Il mio pensiero poi va anche agli atleti che sono nella fase finale della loro carriera. Per un atleta giovane, che ha appena cominciato, questa emergenza è un evento sicuramente negativo, ma ce ne saranno altri a cui puntare e per i quali prepararsi. Anche se credo che, se i Giochi Olimpici non dovessero svolgersi, le ripercussioni ricadrebbero su tutti, atleti giovani e meno giovani. Il fatto di non poter programmare nulla rende il nostro lavoro e quello dei nuotatori decisamente più duro. Sta di fatto che non possiamo fare previsioni, mentre il mondo del nuoto si basa sulla programmazione, obiettivi chiari e tappe intermedie ben definite: è una peculiarità del nostro sport.
È consapevole di quanto non sia facile mantenere la concentrazione ed essere entusiasti. Oltre a mancare gli obiettivi, in questo momento ai ragazzi manca anche lo stare insieme, il condividere la fatica, il perseguire un sogno comune. La quotidianità può sembrare banale ma è la prima certezza che ognuno di noi ha. E il fatto che questa venga meno sposta tutti gli equilibri.
Il problema tra i ragazzi ora è che sono sparpagliati, non riescono più ad allenarsi in gruppo, alcuni di loro stanno nuotando lontano da casa. Tutti i collegiali pre-olimpici previsti dalla Federazione Italiana Nuoto sono saltati, ed erano appuntamenti importanti per gli atleti, perché oltre ad essere funzionali alla loro preparazione, sono momenti in cui stanno insieme, si divertono e creano spirito di squadra e si allenano meglio.
Mi auguro che ci possa essere un miglioramento della situazione nelle settimane a venire, perché così i ragazzi possono percepire un lieve ritorno alla normalità e ritrovare quella serenità di cui hanno bisogno per riuscire ad esprimersi al meglio.
Altri contributi