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Gianluca Camillieri: "Sjöström? Tre mesi previsione pessimistica, possibile recupero in 40 giorni"

L'ortopedico federale si esprime sulle prospettive di ritorno all'attività agonistica della campionessa svedese

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Il mondo del nuoto è in apprensione per l'incidente occorso a Sarah Sjöström: l'atleta svedese è stata recentemente operata per la ricomposizione di una frattura al gomito, occorsa in seguito a una caduta sul terreno gelato.

Il medico della nazionale scandinava Rene Tour prevede tre settimane per il rientro in acqua e tre mesi per il pieno recupero: sono tempi ragionevoli? Sjöström potrà difendere a Tokyo il suo titolo olimpico dei 100 farfalla? Ne abbiamo parlato con Gianluca Camillieri, chirurgo ortopedico specializzato in traumatologia dello sport, chirurgia del ginocchio e spalla, chirurgia protesica e ortopedico federale FIN.

[caption id="attachment_41338" align="alignnone" width="450"] Gianluca Camillieri, Federazione Italiana Nuoto - Settore Istruzione Tecnica FIN - SIT
Riccione (RI) 24-25 novembre 2019 24/11/2019
Palazzo del Turismo
Credits: Giorgio Scala/Deepbluemedia[/caption]

Nuoto•com: buonasera Gianluca, cosa ci puoi dire dell'infortunio occorso a Sjöström?

Gianluca Camillieri: ho potuto prendere visione della radiografia dell'atleta. Si tratta di una frattura dell'olecrano, quindi una frattura dell'epifisi prossimale dell'ulna, in articolazione come si vede dalla foto.

Richiede un trattamento chirurgico, che può consistere in una grossa vite con rondella passante per l'inserzione del tricipite sul gomito o in un cerchiaggio. La prima soluzione permette un decorso generalmente abbastanza rapido.

NPC: quindi trovi verosimili i tre mesi pronosticati dal dottor Tour per il pieno recupero?

GC: mi pare una stima esagerata per eccesso. Con quel tipo di frattura è necessaria una sintesi che consenta di iniziare a muoversi il prima possibile, entro un paio di settimane al massimo per evitare che inizino a manifestarsi aderenze periarticolari e quindi problemi nell'estensione dell'arto. Questo vale a maggior ragione per un'atleta per la quale l'estensione è di fondamentale importanza. Se della flessione una nuotatrice può preoccuparsi meno, in quanto ha necessità di un grado limitato, l'estensione va recuperata completamente. Tra l'altro la maggior parte della riabilitazione per questo tipo di fratture si svolge in acqua, quindi anche da questo punto di vista non ci sono problemi. Tre mesi per iniziare con i carichi mi sembrano francamente un eccesso di prudenza. Se non ci sono complicazioni, quella è una frattura che in quaranta giorni guarisce. Una volta guarita la frattura non c'è motivo di non forzare.

NPC: è un infortunio che può avere conseguenze croniche, ad esempio per quanto riguarda la meccanica di nuotata?

GC: è una frattura articolare, che nella parte ulnare non dà grossi problemi. Ben più grave sarebbe stata ad esempio una frattura del capitello radiale, che pur essendo una struttura più piccola può comportare maggiori limitazioni e problemi nel recupero post operatorio. Le fratture dell'olecrano in genere evolvono in una buona ripresa. Diciamo che nella sfortuna avrebbe potuto andarle molto peggio: si fosse fratturata la paletta omerale, ora staremmo parlando di un probabile ritiro dall'attività.

Convegno Allenatori di Pallanuoto 2019
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