Matteo Restivo: ad maiora semper
Studio, sport e risposo. Le parole chiave di Matteo Restivo, il medico tra le corsie dell'italnuoto. Bronzo europeo in carica, non ha partecipato alle Universiadi in vista dell'appuntamento mondiale a Gwangju. Esempio di sacrificio e dedizione, ci racconta come gestisce il doppio impegno.
Non ha potuto partecipare alle Universiadi in casa, avendo strappato il pass per i Campionati del mondo di Gwangju, ma è l’emblema di #studentathlete: Matteo Restivo, bronzo europeo dei 200 dorso in carica e studente di medicina all’Università di Firenze. La sua collega dorsista Margherita Panziera l’ha definito un mito e come darle torto. Per lui, invece, è la pura normalità: “ non faccio niente di straordinario, passo solo tanto tempo sui libri e macino chilometri in allenamento. Il resto è dedicato al riposo ".
Gestire due impegni di questa entità presuppone una buona propensione al sacrificio e Matteo lo sa bene: “ci vuole costanza. Sfato sempre il mito: Medicina non è complicata come può essere Ingegneria o Fisica, richiede solo parecchie ore di studio. Non ci sono segreti”.
Tanti sono gli atleti che come lui danno valore alla propria formazione, ma allo stesso tempo desiderano togliersi qualche soddisfazione nello sport: “ sicuramente l’idea che ha portato a istituire un campionato come l’Universiade è ammirevole. È giusto dare spazio a chi allo sport ha voluto affiancare anche una carriera accademica. Dispiace non poter partecipare per via dei mondiali, ma ovviamente è necessario darsi delle priorità ” racconta Matteo.
In occasione del Sette Colli, aveva commentato la possibilità di ospitare il grande evento, ritenendola un’opportunità per cambiare la concezione del Belpaese agli occhi del mondo: “ l'Italia è un’eccellenza sotto diversi punti di vista. Forse non brilliamo per organizzazione, ma queste sono le occasioni che fanno la differenza. Dobbiamo sfruttarle al meglio, per modificare i pregiudizi su di noi. Spero che le Universiadi a Napoli siano solo il primo passo in questa direzione”.
Ad maiora, Matteo.
Ph. ©A.Staccioli/DeepBlueMedia
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