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Stefano Rubaudo: "Squadra all'altezza della manifestazione. Grazie alla Federazione per il supporto logistico"

Intervista esclusiva con il Coordinatore Tecnico di Italfondo. "Gregorio Paltrinieri? Un gigante, ora lasciamolo riposare"

Intervista Rubaudo

 

Intercettiamo il CT delle Squadre Nazionali di Fondo Stefano Rubaudo di rientro da Parigi, da dove gli azzurri tornano con la medaglia di bronzo di Ginevra Taddeucci, il quarto posto di Domenico Acerenza e i piazzamenti di Giulia Gabbrielleschi (6a) e Gregorio Paltrinieri (9o), per chiedergli un bilancio di questa spedizione in terra francese.

La squadra si è dimostrata all’altezza di questo appuntamento: piazzare tre atleti su quattro nelle prime otto posizioni e Gregorio fuori di un soffio significa che il fondo italiano è un movimento importante, che non fallisce mai i grandi appuntamenti. Rispetto a Tokyo torniamo con lo stesso numero di medaglie ma con piazzamenti migliori, quindi con il miglior risultato olimpico di sempre per il nostro movimento.

Chiaro che una medaglia in più avrebbe spostato gli equilibri in termini di visibilità, ma quei sei decimi non sminuiscono certo il valore della prestazione di Domenico.

Mi ha particolarmente gratificato la capacità dell’intera squadra di adattarsi e interpretare un campo gara davvero particolare, difficile per tutti come dimostrano le difficoltà incontrate da atleti che alla vigilia erano attesi fra i sicuri protagonisti, come ad esempio Florian Wellbrock o Marc-Antoine Olivier.

I nostri c’erano; certamente ha fatto rumore la prestazione di Gregorio, ma questa va valutata all’interno del percorso complessivo. Si sapeva che per un atleta di trent’anni trovare una sintesi fra la preparazione per le gare in vasca e quella nella Senna sarebbe stato complesso, ma insomma: sono arrivate due medaglie, primo nuotatore italiano ad andare a podio in tre edizioni differenti dei Giochi, credo non gli si possa rimproverare davvero nulla.

Sono contento della squadra, sia per i risultati sia per la compattezza e la caparbietà: ricordo che fino a un mese fa Ginevra e Giulia non avevano ancora in mano il pass per Parigi ma sono rimaste concentrate e si sono presentate sulla Senna nelle migliori condizioni possibili.

Sono riconoscente alla dirigenza federale, che ha compreso le specificità del nostro settore e ci ha assecondati in tutte le richieste organizzative che abbiamo avanzato. Faccio un esempio: credo che nella prestazione di Taddeucci abbia influito molto positivamente la possibilità di nuotare i 1500 e poi rientrare a Ostia fino alla vigilia della 10Km: questo le ha permesso di rompere il ghiaccio con l’evento olimpico e proseguire gli allenamenti in una condizione di assoluto benessere senza le complessità della vita al villaggio olimpico.

Come mai la scelta di tuffarti personalmente alla vigilia della gara?

È stata una scelta di prudenza: non avevamo notizie certe sulla qualità dell’acqua, c’era il caso della triatleta belga che si era sentita male, non era chiaro se per motivi legati all’immersione nel fiume, ho ritenuto opportuno entrare io in acqua. Inoltre ho pensato che i tanti anni di esperienza mi avrebbero permesso di raccogliere indicazioni utili per la gestione di un campo gara così particolare.

Del resto la condivisione di informazioni è sempre stato il valore aggiunto di questa squadra.

In conclusione, cosa possiamo dire di Gregorio Paltrinieri?

Gregorio è un gigante. Ha ottenuto risultati a cui nessun altro nuotatore italiano si è mai avvicinato, grazie alla sua straordinaria capacità di lavoro e a un approccio sempre umile. Ha sempre ripetuto che quando scende in acqua cerca di dimenticare tutto ciò che ha conquistato fino al giorno prima, e credo che questo sia il segreto della sua longevità. Un grande atleta valorizzato da Fabrizio Antonelli che, a oggi, è senza dubbio uno dei migliori allenatori al mondo.

Ora lasciamogli il tempo di riposare e poi vedremo.

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