Una famiglia da Bomber!
Intervista a papà e mamma Orsi.
Hanno da poco festeggiato un traguardo importante: 50 anni di matrimonio!
Ma di traguardi importanti ne hanno raggiunti tanti, silenzosamente, senza clamore. Noi amanti del nuoto abbiamo beneficiato dei loro sacrifici ammirando quello che il figlio fa in acqua: Marco Orsi.
Abbiamo chiacchierato con papà e mamma Orsi e ci siamo fatti raccontare com'è stato crescere un campione. Loro ci hanno detto molto di più, ci hanno raccontato com'è stato cresciere un Bomber con tre gemelli.
Mamma:
Marco ha cominciato a nuotare a sette anni: nessuo di noi due sa nuotare, e volevamo che i nostri figli imparassero a nuotare. Li abbiamo iscritti tutti e tre ai corsi estivi in piscina a Budrio. Un giorno il responsabile ci chiese informazioni su Marco perchè lo aveva colpito particolarmente. Io rimasi un pò stupita perchè all'epoca Marco era paffuttello, non proprio atletico. Ci propose di portarlo a Bologna a fare agonismo. Noi non avevamo ieda di come fare: tre figli da gestire e fare avanti-indietro. Ma alla fine lo abbiamo fatto. Le mie amiche mi dicevano che ero matta, ma lui era così contento. È stato complicato, ma lo rifarei. La nostra avventura è iniziata così: dai corsi estivi di luglio, ai primi allenamenti di settembre e a gennaio/febbraio le prime medaglie. Io avevo un negozio e l'ho venduto. Mio marito lavorava a turni. Abbiamo fatto i salti mortali, ma rifarei tutto: ne è assolutamente valsa la pena.
Papà:
Quando non vinceva nulla diceva che voleva smettere: il suo allenatore lo aveva messo con qualche ragazzino più grande, e lui ogni tanto si sentiva meno bravo. Gli dicevo sempre di stare tranquillo e di avere un pò di pazienza. Poi quando arrivava qualche risultato era euforico. L'allenatore non pretendeva niente da lui, gli diceva che l'importante era che fosse vicino ai più grandi, che già quella era una buona cosa. Ma Marco di stare dietro non ne voleva proprio sapere.
Come è stato l'inizio del percorso sportivo di Marco? I primi anni sono sempre molto delicati.
Mamma:
Ha trovato una brava persona: il suo allenatore diceva sempre che a quell'età si devono solo divertire, poi più avanti sarebbe arrivato l'agonismo vero. Poi, essendo un pò cicciottino, lo prendevano anche in giro.
Marco ha sempre avuto un modo di fare molto espansivo: lui durante le gare andava in giro a parlare con tutti, giudici compresi. Qui in Emilia lo conoscevano tutti.
Mamma:
Ho visto negli anni alcuni atteggiamenti da parte dei genitori che hanno dell'assurdo. Eravamo a Ravenna, Marco aveva dodici anni, un bimbo che all'epoca arrivò secondo fi sgridato da entrambi i genitori per lo scarso risultato, la mamma non trovava più la medaglia e il ragazzino si arrabbiò. Si prese pure un ceffone. Non so come ho fatto a trattenenermi dall'intervenire: non è così che si fa. Quel ragazzino smise di nuotare l'anno dopo.
Papà:
Ho tantissimi difetti, ma credo che anche Marco possa confermare che non mi sono mai intromesso nel suo percorso sportivo. non mi sono mai permasso di dire cosa doveva o non doveva fare. Il genitore in alcune situazioni è di troppo: devono gestirsi atleta e allenatore. Marco aveva un amico che giocava a basket, quando si poteva andavamo a vederlo giocare: in tribuna il padre gli dava istruzioni, il ragazzino dava un occhio al padre e uno all'allenatore e io ero davvero imbarazzato per questa situazione. Forse ho saputo far tesoro di queste esperienze e ho cercato di non comportarmi allo stesso modo.
Mamma:
Anche con Monia e Silvia, le sorelle di Marco abbiamo avuto lo stesso approccio. Hanno praticato danza per molti anni e poi hanno voluto prendersi un anno sabbatico. Ho preso atto e assecondato. Quando hanno finito la pausa di riflessione hanno deciso di fare pallavolo e una delle due sta ancora giocando in serie C.
Come hanno vissuto le sorelle l'ascesa sportiva di Marco?
Mamma:
I primi anni è stata una catastrofe: erano gelosissime. Avevamo tutti i parenti e amici che avevano occhi solo per Marco. In paese tutti che chiedevano di Marco e loro nulla.
Papà:
Da grandi le cose sono un pochino cambiate. Anche se mi rendo conto che all'epoca, per le persone del paese, veniva spontaneo chiedere di Marco. Abitiamo in un posto dove ci conosciamo tutti e un ragazzo con la notorietà di Marco non capita tutti i giorni. Quindi in tanti chiedevano notizie. Ma le sorelle un pochino ne pativano.
Come avete affrontato con Marco i Momenti di crisi?
Papà
La crisi Marco ce l'ha avuta all'inizio, quando i risultati ancora non arrivavano. Gli abbiamo detto di avere pazienza, di non essere frettoloso. Addirittura voleva smettere.
Mamma
Quando ha rotto il ghiaccio poi non si è più fermato! A vent'anni Marco era già fuori di casa, lo aiutavo come potevo ma lui si è arrangiato da subito. È stata una cosa che lo ha fatto crescere molto come persona e di conseguenza anche come atleta.
Papà:
Ha cominciato a essere convocato in Nazionale soprattutto come staffettista. Era davvero veloce: se non ricordo male era il 2009, aveva diciotto anni. Quell'anno partecipò anche ai Mondiali a Roma.
Marco ha partecipato alle Olimpiadi: come avete vissuto in qualità di genitori questo importante traguardo?
Mamma:
Era anche un pò imbarazzante: noi non eravamo abituati a tanta notorietà.
Crediamo che Marco abbia dato in questi anni anche un bell'esempio ai più piccolini: lui quando è con i bambini si diverte, sta bene e ci gioca.
Noi per Marco, come anche per le sue sorelle, ci siamo. Sempre. Non siamo geniori pressanti, onnipresenti e insistenti. Ma lui sa che quando ha bisogno noi siamo qui. E la cosa bella per i nostri figli, tutti e tre, è che hanno dei compagni le cui famiglie sono altrettanto presenti. Se non tieni insieme la famiglia e tutto ciò che ci ruota intorno poi che resta?
Marco ci ha fatto vivere una bella avventura: siamo davvero orgogliosi.
Se guardiamo indietro sembra impossibile: ma ci siamo rimboccati le maniche e rifaremmo tutto quanto per i nostri figli. Perchè quello che loro hanno dato a noi è altrettanto grande.
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