Atleti e atlete transgender, le nuove regole del CIO: stop all'analisi del testosterone
Il documento del CIO ha come obiettivo quello di "promuovere un ambiente sicuro e accogliente per tutti, in linea con i principi esposti nella Carta Olimpica" e si basa su otto principi fondamentali, fra cui inclusione, non discriminazione, equità e rigore scientifico
Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha aggiornato le proprie linee guida sulla partecipazione di atleti e atlete transgender alle Olimpiadi, e più in generale alle competizioni sportive agonistiche. Le nuove indicazioni sono molto più inclusive delle precedenti, diffuse nel 2015: fra le altre cose non prevedono più l’analisi dei livelli di testosterone per determinare se una persona deve gareggiare nelle competizioni femminili o maschili.
Le linee guida non sono vincolanti per le Federazioni internazionali dei vari sport, ma sono un importante modello a cui fare riferimento: preparate dopo avere consultato più di 250 fra atleti ed esperti, dovrebbero entrare in vigore dopo le Olimpiadi invernali del 2022 in programma a Pechino.
Il documento del CIO ha come obiettivo quello di "promuovere un ambiente sicuro e accogliente per tutti, in linea con i principi esposti nella Carta Olimpica" e si basa su otto principi fondamentali, fra cui inclusione, non discriminazione, equità e rigore scientifico. Uno dei punti più importanti del documento, il settimo, vieta esplicitamente che gli atleti e le atlete debbano "sottoporsi a procedure o trattamenti medici non necessari" per poter partecipare a una competizione agonistica.
È un netto cambiamento rispetto alle linee guida del 2015, che fissavano un limite massimo alla quantità di testosterone affinché le atlete donne potessero partecipare alle competizioni femminili: cosa che comportava spiacevoli esami a cui sottoporsi periodicamente o nei casi più gravi a cure ormonali per poter gareggiare ufficialmente. Prima del 2015 le norme erano ancora più stringenti e permettevano agli atleti e alle atlete transgender di gareggiare nella categoria del genere in cui si riconoscono soltanto dopo un’operazione chirurgica di modifica del sesso biologico.
In attesa di verificare come queste linee guida saranno recepite dalla FINA, è opportuno ricordare a chi avesse in squadra atlete o atleti transgender che:
- una persona in transizione da maschio a femmina è "un'atleta"
- una persona in transizione da femmina a maschio è "un atleta"
e vanno ovviamente chiamati con i nomi che hanno scelto di utilizzare al termine della transizione.
Linee guida - testo integrale [ENG]
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