Coni, Malagò saluta dopo 12 anni: “Rispetto la legge, ma non è giusto”
"nessuno poteva credere che saremmo andati così in alto e non solo alle Olimpiadi. Siamo stati primi in Europa e secondi nel mondo ..." PH: CONI
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Giovanni Malagò, presidente del CONI dal 2013, rinuncia alla ricandidatura per un quarto mandato, rassegnandosi al limite di legge che impone un massimo di tre. Nonostante i risultati ottenuti — tra cui 142 medaglie olimpiche — e le promesse politiche di modifica, nessuna deroga è arrivata. Si apre ora la sfida per la successione, segue il discorso di Malago in Consiglio Nazionale Coni.
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“Viviamo per quelli che sono i risultati – ha detto Malagò - e in quattro anni abbiamo vinto l’inimmaginabile: nessuno poteva credere che saremmo andati così in alto e non solo alle Olimpiadi. Siamo stati primi in Europa e secondi nel mondo. All’estero siamo portati d’esempio per il modello che riusciamo a trasformare. Ha dell’incredibile, partendo dalle piccole società di provincia, quello che siamo riusciti a fare. Io non lo so se tra qualche anno nella migliore delle possibilità vedremo un percorso diverso. Dobbiamo valorizzare e sostenere la miracolosa impresa che compiono ogni giorno dirigenti, tecnici e atleti di queste associazioni dilettantistiche”.
“Ricavi, risultati e prestigio – ha elencato -. Mi sento di dire che il prestigio del CONI è molto alto, io mi sento orgoglioso, quando vado all’estero, di essere italiano e Presidente del CONI. Abbiamo portato a casa due Olimpiadi nell’arco di 4 anni, dopo che siamo stati l’unico Paese che abbiamo detto al CIO ‘noi ci fermiamo qui’. Da quelle ceneri siamo ripartiti millimetro dopo millimetro. Ho spiegato che noi eravamo vittime di una scelta folle". Proseguendo nel suo intervento ha ammonito che "senza il CONI sei fuori dal sistema sportivo organizzato. Esistiamo perché siamo dentro il CONI, poi c’è la politica: abbasso la politica che si vuole occupare dello sport”.
“Io sono un grande tifoso del calcio ma non se ne può più. Il calcio è vittima, ma servono i fatti – ha aggiunto, commentando gli incidenti pre derby Lazio-Roma -, ma noi non normiamo. Le leggi le fa la politica”.
“Quale è stata la motivazione per cui non si è potuta fare un’eccezione? Perché il CONI è un ente pubblico non si poteva fare quello fatto per le Federazioni - ha evidenziato quindi parlando della legge sui mandati -, ma stiamo personalizzando un po’ troppo questa storia. Siamo arrivati ad oggi, in cui uno prende atto di tutto questo ma non è giusto”, perché non ha potuto “completare quel percorso iniziato quando l’Italia era veramente ridotta male”.
“La legge dei mandati è stata cambiata due volte. C’è una legge, io mi inchino alla legge, ma deve essere fatto sempre”. “C’è una legge che, se non la cambiano, voglio vedere come fa ad andare avanti l’organizzazione di Milano Cortina 2026 – ha aggiunto – è la Legge n. 115 del 9 agosto 2022 che ha semplificato la governance della Fondazione Milano Cortina 2026. Se non la cambiano i Giochi Olimpici 2026 non possono prendere una delibera”.
Malagò ha terminato il suo intervento, con i membri del Consiglio che gli hanno tributato una standing ovation (foto Roberto di Tondo CONI): “Concludo nel ringraziarvi per tutte le delibere assunte, siete il miglior Consiglio Nazionale del miglior Comitato Olimpico Nazionale. Andiamo a testa alta, se quella legge la cambiano è la prova provata che hanno torto”.
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