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Il modello sportivo multilaterale e constaint-led approach

Un contributo di Aurelio Messina sull’apprendimento motorio e lo sviluppo delle abilità sportive, nel quale viene evidenziata l’importanza della plasticità cerebrale e della formazione di circuiti neurali attraverso esperienze ripetute

Capacità coordinative

Che cosa significa essere coordinati? Nell’accezione più funzionale ed ecologica del termine vuol dire essere bravi a fare qualcosa, svolgere un’attività rivolta a raggiungere un obiettivo e quindi sempre finalizzata ad uno scopo ben preciso. I canonici concetti di coordinazione e della sua nomenclatura considerano delle gerarchie coordinative dove le capacità generali definite controllo/apprendimento/adattamento supportano le speciali come presupposti fondamentali del movimento. Parlare di coordinazione però dovrebbe essere sempre accostato ad una abilità e quindi riferita ad un obiettivo preciso in un processo interattivo tra azione da compiere-ambiente-persona. Le abilità quindi non rappresentano semplicemente delle tecniche di movimento o degli schemi motori con traiettorie ideali ma astratte ma, se utilizzate in modo funzionale al contesto e rivolte ad un obiettivo si traducono nella declinazione precisa di una tecnica. 
L’abilità motoria si traduce nel trovare una soluzione ad un problema e fare emergere il comportamento più funzionale per raggiungere un determinato obiettivo. Il processo di insegnamento-apprendimento motorio in ambito sportivo si è sviluppato nel corso del tempo su modelli e pratiche di impianti metodologico-didattici prescrittivi e questi ultimi, nonostante le consolidate pratiche e i sui fondamenti teorici, non possono abbracciare del tutto la complessità dei meccanismi che definiscono il movimento umano, soprattutto in riferimento all’interazione tra persona-ambiente e la relazione circolare tra percezione e azione, comprensibile solo grazie a un approccio di tipo ecologico-dinamico. 
Il focus della didattica ecologico-dinamica è posto sulla centralità della persona nel suo vissuto esperienziale e quindi nell’interconnessione con l’ambiente che influenza la costruzione delle diverse abilità, ogni vissuto dell’allievo ha un valore nella misura in cui contiene strumenti con cui comprendere ciò che applica nel suo ambito motorio. L’istruttore si impegna ad osservare ed assistere gli allievi nella ricerca spontanea di soluzioni motorie e consentire la ricerca del movimento funzionale alle sue caratteristiche strutturali, alle sue esperienze pregresse ed i limiti del contesto. L’approccio ecologico-dinamico promuove, inoltre, con contributi di diversa impostazione metodologica (stile della proposta o produttivo) rispetto all’approccio meccanicistico o di tipo solo prescrittivo o riproduttivo, gli apprendimenti motori in forma euristica attraverso esperienze didattiche che si basano su tre punti fondamentali: variabilità dei compiti, utilizzo di vincoli e uso appropriato del feedback sensoriale. 

Constaint-led approach (approccio per vincoli)

I vincoli sono stati definiti come confini che modellano l’emergere del comportamento da un sistema di movimento che cerca uno stato stabile di organizzazione. 
Newell ha classificato i vincoli in 3 categorie:

  • i vincoli che si riferiscono alle caratteristiche strutturali e funzionali degli atleti
  • i vincoli ambientali, riferiti a fattori fisici dell’ambiente
  • i vincoli delle esercitazioni, che risultano quelli di maggiore importanza a causa della loro importanza nell’apprendimento. 

Riferendoci adesso esclusivamente alla terza categoria, i vincoli svolgono un ruolo fondamentale nell’influenzare le intenzioni degli allievi e rappresentano uno strumento fondamentale per i tecnici all’interno del contesto educativo. Se ci riferiamo all’insegnamento degli stili del nuoto possono essere:

  • Vincoli tecnici sul numero di bracciate/respirazioni per vasca
  • Vincoli tecnici legati all’utilizzo di attrezzi come pinne, palette, snorkel.

Una lezione finalizzata alla ricerca dell’ampiezza della bracciata, per esempio, può essere svolta stimolando l’allievo ad eseguire un numero sempre minore di bracciate per ogni vasca, la posizione spaziale delle traiettorie sub può essere migliorata attraverso l’utilizzo di palettine, la posizione della testa con lo snorkel, l’utilizzo del tronco nella rana attraverso l’utilizzo delle pinne/pull boy. Le richieste senza prescrizioni particolari, agevolando l’esplorazione autonoma dell’allievo ed una presa di coscienza degli elementi che costituiscono le funzioni motorie. Inoltre, l'aspetto della conoscenza del perché risulta di vitale importanza per la comprensione del significato dell’azione per cui l’istruttore ha il dovere di rafforzare il percorso di apprendimento o il rischio sarà quello di non creare nuovi comportamenti (apprendimenti) stabili e virtuosi. Attraverso le restrizioni proprie delle esercitazioni, gli allievi diventano più abili a esprimere le proprie capacità ed abilità motorie. In definitiva i vincoli influenzano i sistemi di controllo e regolazione del movimento, facilitando il processo percezione-azione e la presa di decisione nei vari contesti coordinativi.
 

I nuovi bambini
Il modello polisportivo e il monosportivo multilaterale

All’interno del processo di avviamento allo sport, il modello polisportivo è rappresentato dalla pratica contemporanea di più discipline spesso non affini (sport di squadra/individuali, sport tecnico-combinatori, sport di combattimento), sono svolti in due o tre giorni alla settimana e si basa sullo sviluppo  delle abilità dove l’obiettivo è sviluppare delle competenze motorie ampie e trasversali nonché strutturare i tools fondamentali di ogni disciplina frequentata. I limiti di questo modello si possono riscontrare nella possibile dispersione dei contenuti che non permette agli allievi di interiorizzarne adeguatamente i cardini motori che costituiscono le abilità specifiche degli sport frequentati. Esistono inoltre problemi legati alla reperibilità di alcune discipline (scherma/tuffi), alle esigenze economiche di altre (equitazione), alla carenza di istruttori qualificati e di strutture adeguate, senza sottovalutare le difficoltà gestionali delle famiglie, che spesso scelgono di sostenere le attività dei figli al costo di incastri organizzativi che alla lunga si rivelano stressanti o insostenibili. Il modello sportivo multilaterale è stato riferito in passato (ma anche ad oggi) ad un approccio estensivo che abbraccia molteplici attività motorie ma è un modello che nella sua essenza fa riferimento alla pratica di una singola attività motoria o sportiva in cui l’orientamento didattico è fondato su una pluralità di contenuti (esercizi) orientati a sviluppare un ampio spettro di funzioni motorie. 

Che cosa scegliere? Se parliamo di avviamento ad uno sport terrestre qualsiasi scelta è ottimale a patto che dietro ci sia la competenza e la lungimiranza del tecnico sportivo! Risulta fondamentale non precocizzare né specializzare la disciplina ma costruire, attraverso percorsi didattici adeguati, le piattaforme motorie di base su cui costruire i livelli successivi… specializzare consiste nel cercare solo quello che è utile e che serve immediatamente, costruire sul poco e sull’essenziale invece di aspettare il tempo in cui l'allievo avrà gli strumenti per imparare ad applicare le regole coordinative utili al contesto ed all’età. È indispensabile che i programmi degli insegnanti rispettino le leggi dell’accrescimento e le loro caratteristiche funzionali e strutturali. L’insegnante rappresenta l’elemento fondamentale per lo sviluppo e il successo dei giovani frequentatori dei centri sportivi. I tecnici dovrebbero costantemente enfatizzare l’impegno, strutturare nel tempo un interesse a lungo termine verso la disciplina di riferimento, promuovere processi di autoefficacia ed autocorrezione, incoraggiare e supportare. Punto fondamentale è la creazione di percorsi coordinativi stimolanti e coerenti alle età degli allievi e la spinta alla creazione di abilità motorie, cioè diventare efficaci, destri, bravi a raggiungere un obiettivo prefissato, in un tempo ottimale e con la minore spesa energetica possibile. Un organismo in continua evoluzione non dovrebbe essere soggetto ad una rigida programmazione metodologica ma andrebbe costantemente alimentato e sostenuto alla crescita attraverso un significativo lavoro di attenzione alla condizione di equilibrio posturale, un importante cura della flessibilità muscolare ed articolare e la stimolazione alle capacità coordinative e di (capacità condizionali).
 

Gli sport acquatici

La figura dell’istruttore negli sport acquatici ha un ruolo estremamente delicato e gravoso: prima di focalizzare la sua attenzione sulle abilità, deve educare i suoi allievi a sviluppare le unità di base del movimento in acqua (schemi motori acquatici) per cui tutto ciò che si acquisisce deve essere appreso e nessuna competenza acquatica matura spontaneamente. Purtroppo o per fortuna la nostra struttura corporea non è adatta a muoversi attraverso l’acqua ed il nostro riflesso primordiale più importante (la respirazione) dentro essa risulta completamente inibita. Il nostro percorso evolutivo ci ha portato a divenire dei cacciatori-raccoglitori, buoni camminatori ed utilizzatori di utensili ma dall’acqua istintivamente ci siamo sempre tenuti abbastanza lontani cercando presto un approccio ad essa di tipo razionale attraverso tecniche di locomozione acquatiche che si sono evolute nel corso dei secoli fino ad oggi. 
Quali sono i principi di base per la costruzione di abilità acquatiche?

  •  Ricerca del rilassamento che condiziona il peso specifico;
  • Costruzione di tecniche respiratorie acquatiche;
  • Formazione dell’equilibrio acquatico, verticale ed orizzontale, prima in forma statica e poi dinamica utile a sviluppare una posizione in acqua stabile ed autosufficiente;
  • Sviluppare una posizione il più possibile orizzontale ed idrodinamica
Aurelio Messina

Laureato in Scienze Motorie,  Allenatore capo di nuoto, Docente regionale Settore istruzione tecnica FIN Lazio

L’apprendimento e lo sviluppo delle abilità motorie si realizza attraverso il miglioramento della capacità di elaborazione corticale rispetto alle attività da svolgere: formazione di nuovi circuiti per effetto della nascita di sinapsi, il pruning sinaptico (potatura dei circuiti non utili all’efficacia del gesto) e la mielinizzazione dei neuroni che aumentano la velocità di conduzione dei comandi di movimento. I cambiamenti avvengono sulla base delle esperienze precedenti all’interno di una serie di regole e relazioni nervose che si strutturano e si stabilizzano con le ripetizioni del gesto. Le tracce “cerebrali” dell’apprendimento (circuiti sinaptici) non scompaiono mai del tutto. Questo fenomeno fa sì che le abilità motorie ben automatizzate possano essere facilmente richiamate e ripetute anche dopo molti anni, nonostante il gesto non venga più eseguito: ciò permette il richiamo di una specifica abilità a distanza di anni ma presenta il problema di fissare errori che, anche dopo la loro correzione, in situazioni di tensione emotiva, tendono a ripresentarsi. Per sua specifica caratteristica l’apprendimento motorio, una volta acquisito, si caratterizza per una forte resistenza alla cancellazione, cioè un’abilità motoria acquisita non si cancellerà mai del tutto. Insegnare gesti in maniera non adeguata può generare la “cementificazione” dell’errore e con forti possibilità di non riuscire a recuperarne la corretta sintonizzazione esecutiva se non dopo sacrifici didattici significativi. L’obiettivo è arrivare al raggiungimento di competenze motorie, cioè alla possibilità di padroneggiare la realtà circostante attraverso le proprie azioni, gestire criticità e sapersi autovalutare.

Rispetto all’inizio degli anni duemila, le attuali ricerche sullo sviluppo motorio mostrano:

  • Diminuzione della forza muscolare degli arti superiori
  • Diminuzione della resistenza organica
  • Diminuzione dei livelli di mobilità articolare
  • Diminuzione la coordinazione dinamica generale
  • Incremento progressivo dell’indice di massa corporea (BMI) e maggior tendenza all’obesità
     

Il sovrappeso e l’obesità infantili sono attualmente in crescita in quasi tutti i Paesi europei.  Ben il 29% dei bambini tra 7 e 9 anni risulta essere in sovrappeso (inclusa l’obesità, l’Italia si colloca al quarto posto per prevalenza di sovrappeso e obesità infantile con tassi appena al di sotto del 40%, superata solo da Cipro, Grecia e Spagna. Se si considera la prevalenza della sola obesità (escluso il sovrappeso), nella stessa fascia di età, il nostro Paese è al secondo posto. Inoltre, il tempo che viene dedicato all’attività sportiva strutturata non è sufficiente ad equilibrare la penuria di movimento caratteristico dei bambini di 20/25 anni fa e l’esponenziale espansione e diffusione dei giochi digitali sommata ad un crescente tasso di obesità giovanile rende ancora più preoccupanti gli scenari futuri a proposito dell’attività fisica giovanile.

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