Sergio Filipovic, il serbo con la valigia
un altro numero in rubrica che non mi risponderà più
Srdjan (Sergio) Filipovic se ne è andato improvvisamente il 5 Febbraio. Un infarto a Muscat, la capitale del Sultanato dell'Oman.
Sergio aveva 49 anni e da due anni era head coach della Nazionale di quel Paese. Una carriera iniziata nella stagione 1998-1999 come tecnico della Stella Rossa di Belgrado.
Dietro a ciascuno di noi c'è una storia, la sua è davvero un romanzo, un feuilleton che inizia con il rocambolesco viaggio da Belgrado a Trento subito dopo l'inizio dei bombardamenti NATO del 24 marzo 1999 . Un viaggio della speranza motivato dal desiderio di far continuare il suo sogno sportivo e quello del suo atleta più rappresentativo in quel momento, Igor Rasula.
Un solo atleta ? Si, uno solo. Scappare in gruppo dalle bombe negli anni martoriati della Ex-Yugoslavia era un rischio alto, troppo alto per spedizioni numericamente consistenti.
Perchè Trento ? A Trento all'epoca si disputava un Meeting Giovanile Internazionale (1968-2000) che presentò in acqua decine di atleti che avrebbero poi fatto la storia del nuoto e che rappresentava il collettore delle promesse di Est ed Ovest, dagli USA alla Russia, dalla Svezia all'Arabia Saudita.
Per Sergio ci furono poi contratti in Italia, a Cipro, in Portogallo, a Dubai, inframmezzati da rientri in Serbia per poi, appunto, accettare l'incarico in Oman con l'intento di far nascere un degno movimento natatorio nel Paese più orientale della penisola araba.
Un romanzo non può certo essere condensato in dieci righe, ma conoscendo Sergio personalmente non ho saputo resistere all'impulso di ricordarlo con alcune righe. A Trento lo invitai io, e passammo giorni sereni.
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