Certezze e riferimenti del 2020
Riflessioni a margine del campionato italiano open, vissuto da tecnico a bordo vasca
Diciamolo chiaramente: questo 2020 ci ha regalato ben poche certezze. Una di queste, forse la più importante, è che non esistono certezze. Paradossale, banale, ma vero…
Azzarderemmo però ad aggiungerne altre, consolidate e convinte dopo il campionato italiano open svolto a Riccione dal 17 al 19 dicembre.
La prima è che lo sport non deve fermarsi. Ne hanno bisogno gli atleti, ne hanno bisogno i tecnici (spesso sottopagati e che portano avanti questo lavoro solo con la forza della passione), ne hanno bisogno gli operatori, ne abbiamo bisogno tutti.
La seconda è che le manifestazioni, se organizzate in questo modo, devono assolutamente proseguire.
Chiunque abbia vissuto questa tre giorni di gare potrà confermare di aver percepito e vissuto un ambiente sereno, soddisfatto e al contempo sicuro e protetto.
L’ingresso, organizzato nei minimi dettagli, prevedeva tante postazioni che minuziosamente controllavano elenchi aggiornati ad ogni mezza giornata. Potevano accedere solo coloro che erano coinvolti nella mezza giornata di gare. Nessuna polemica, nessun “furbetto”, nessuna falla.
Un plauso alla pazienza di tutti quelli che hanno controllato tutti i referti dei tamponi, pretendendo a ragion veduta di avere timbro, firma e intestazione di coloro che rilasciavano l’esito (negativo, ovviamente).
In vasca non poteva passare il tempo di uno scatto da 15 metri senza che qualcuno dello staff, numeroso e attento, ricordasse a tutti -atleti, tecnici e dirigenti- di mantenere le distanze e indossare correttamente la mascherina. Ad onor del vero, i richiami sono stati pochi. Raramente si è vista una tale maturità e responsabilità da parte di tutti nel rispettare minuziosamente tutte le indicazioni. Gli atleti appena usciti dalla gara, in carenza di ossigeno, portavano immediatamente la mascherina al volto. E così tutti i presenti, partendo dall’organizzazione, arrivando agli atleti più giovani.
Una lezione anche ai calciatori che si abbracciano dopo un goal. E non che siano mancati i goal in questo campionato: basti pensare ai vari Ceccon, Pilato, Martinenghi, ecc..
Certo, è stato un campionato assoluto strano. Niente abbracci, niente contatti, nessuna birra nei “soliti” locali di Riccione, nessuna ressa né calca.
Ma questo serviva, e questo è stato.
Orgogliosi di far parte di questo movimento, che mai come in questa occasione ha dimostrato responsabilità, attenzione, organizzazione e rispetto.
Forse l’unica reale certezza che ci portiamo avanti in questa pandemia è che così, in questo modo, si possono fare le manifestazioni e portare avanti il nostro sport in sicurezza.
Aspettando momenti migliori, cominciamo a goderci questi.
Un applauso a tutti
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