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1898: un Campionato di nuoto per l’Italia

La storica gara sul lago di Bracciano e il trionfo di Arturo Saltarini

Nell’800 il nuoto in Italia era indietro. Eravamo poveri, affamati, prevalentemente contadini. Avevamo pochissima industria e una borghesia troppo limitata per dedicarsi allo sport. Sopperivano gli artisti. Ma non c’erano piscine. Si nuotava nei fiumi e in mare. Era difficile creare un movimento da queste premesse. I record consistevano nel conteggio delle imprese acquatiche, mentre in Inghilterra, in Germania e in Australia… da un pezzo si parlava di tempi. Nell’1898 l’ipotesi federazione era ancora un cantiere. Esistevano le Rari Nantes, a Roma, Milano e Genova, ed era nata la società Nettuno. Qualcuno però, pensò fosse lo stesso il caso di metter su un Campionato nazionale di Nuoto che non avesse a che fare coi congressi ginnastici.

Organizzazione

Achille Santoni, factotum delle Rari Nantes, s’era dato molto da fare. Aveva chiesto, pregato, implorato, fino a ottenere il patrocinio reale. L’assenso di Umberto I fu la chiave per avere gli aiuti che servivano. Come sede si pensò al lago d’Albano, ma motivi logistici portarono ad Anguillara Sabazia, sempre lago, ma di Bracciano. “Il valutabile vantaggio dell’educazione fisica della gioventù” richiedeva “tali prove di virile emulazione”. Disse il re. Una medaglia d’oro con la sua effige, sanciva quanto detto. Dai giornali arrivarono altre medaglie (d’oro e d’argento) e il sindaco di Roma, principe Emanuele Ruspoli, fu subito insignito del titolo di presidente onorario della giuria. Il cavalier ufficiale Ferdinando Bocconi, invece, pensò fosse una cosa buona offrire un costume da gara ed un berretto ad ogni concorrente. In giuria c’erano i rappresentanti delle società. Quasi tutti erano Rari Nantes. Come contorno si sarebbero svolte manifestazioni collaterali: gare di barche, caccia all’anatra, albero della cuccagna sul lago e tombola.

Nuotatori 

Si iscrissero trentatré nuotatori, versando la tassa gara di cinque lire. Otto venivano della Rari Nantes Roma. Due da quella di Genova. Quattro da quella di Milano. La Rari Nantes Anguillara, che giocava in casa, ne aveva quattro. Naturalmente erano presenti anche atleti della Società Romana di Nuotoche era stata la prima società del paese. Precisamente sei. Un nuotatore veniva dalla “Nettuno” di Milano. Poi c’erano gli “ibridi”, gli atleti di associazioni polisportive non di nuoto. Uno era del “Tiro a Segno” di Roma, due dell’Associazione Universitaria Romanatre della Palestra Marziale di Genzano, due della Società Cristiana della Gioventù (la famosa YMCA). Dalle gare fu escluso un certo Roberto Basilici, della società Romana di Nuoto, sedicenne di talento, considerato il miglior nuotatore di Roma. La sua colpa era aver ottenuto 50 lire di premio per la partecipazione ad una gara popolare di due anni prima.

Favoriti 

I favoriti erano Coriolano Bozzo di Genova, che aveva vinto il campionato dell’alta Italia del 1896 e Pietro Alisoff di Milano che lo aveva vinto l’anno precedente. Entrambi si dichiaravano non in forma. Outsider Leonardo Forlivesi e Gaetano Crucianelli, entrambi di Roma. Qualche chance era data anche ad Arturo Saltarini, di Milano, che poco prima aveva vinto una gara d’incoraggiamento sui 500 metri a Restocco, sul naviglio grande, impressionando i presenti.

La gara

La gara si svolse il 14 di Agosto. La distanza fu una piccola affermazione patriottica perchè contrariamente alla tradizione inglese che voleva il miglio marino (1650 m) come distanza di riferimento, la prova si svolgeva sui 1852 metri, il cosiddetto miglio italiano. La “Tribuna”, giornale locale, parlò di un concorso immenso di folla. Probabilmente esagerava. Ma la schiera dei notabili era presente: sindaci, prefetto, onorevoli, generali… quindi bisognava onorarli con un pubblico all’altezza. Un vento forte accompagnò i concorrenti per tutta la durata della gara. Le onde, che impedivano ai nuotatori di vedere il traguardo, oltre a frenarli, li costrinse a cambiare più volte la rotta, facendogli allungare il precorso. Fu subito Bozzo a prendere l’iniziativa. Si mise davanti e si fece largo. Ma a un certo punto dovette fermarsi. Un “malore” lo costringeva ad abbandonare. Probabilmente non ce la faceva più. Ma forse non si poteva dire. Dopo di lui si ritirò anche Alisoff. Anche lui malore. Crucianelli, che sembrava destinato al successo, fu preso dai crampi. Cedette, ma poi si riprese. Ne approfittò Arturo Saltarini, che si portò in testa. Prese vantaggio e tagliò il traguardo con un buon distacco su Crucianelli. Il pubblico lo salutò con un applauso generoso. 

Arturo Saltarini

Saltarini era un ragazzotto di diciotto anni (nella foto indicato dalla freccia). Era di Milano e a Reggio studiava zootecnia. Era alto e slanciato, il tipico fisico del nuotatore. Del suo stile si diceva che “Quando nuotava teneva la testa sempre per metà sommersa”. Era stato il padre, frequentatore dei bagni Diana, a portarlo al nuoto. L’aveva anche iscritto alla società Nettuno, nata appena un mese prima. Da come andò quel giorno, l’aveva vista giusta.  Giuseppe Cantù, il famoso rari nantes, gli aveva consegnato da poco il diploma di “Atleta seniores”, il documento che gli consentiva di lasciare la categoria “junior” e gareggiare coi più forti. Erano state le sue vittorie a dargli il motivo per farlo.

Ordine di arrivo

Dietro ad Arturo Saldarini, che completò la prova in 47 minuti e 17 secondi, e si aggiudicò la medaglia d’oro del re, si piazzò Gaetano Crucianelli della Rari Nantes Anguillara, in 47 minuti e 47 secondi. Anche lui fu premiato con medaglia d’oro, ma offerta dal Municipio del suo paese. Alla medaglia fu aggiunto un oggetto artistico regalato dall’on. Sartini. Terzo arrivò Eugenio Pericoli, della Società Romana di Nuoto, che ebbe in premio la medaglia d’oro offerta dal giornale “La Tribuna”. D’oro furono anche le medaglie del quarto, del quinto e del sesto classificato, Pizzagrilli Costantino, Palombini Amelio e Cozzi Guido. A tutti gli altri classificati fu donata una medaglia d’argento, mentre ai quattro atleti che avevano concluso fuori tempo, fu invece consegnata una medaglia commemorativa. I due ritirati, Alisoff e Bozzo, non ebbero niente. Due atleti non s’erano presentati. I tre della palestra di Genzano, avevano deciso di non partire, come protesta contro la loro società, che non era stata capace di farsi rappresentare nella giuria.

Dopogara 

Dopo la gara fu organizzato un grande banchetto nella famosa “Villa Jacometti”. Lì si svolse la cerimonia di premiazione. La forma fu decisamente una cosa molto pomposa, come voleva la società dell’epoca.

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