Le ragazze del crawl: Fanny Durack
Dalla nascita dello stile crawl alla vittoria olimpica del 1912, la storia di una campionessa irlandese d’Australia che sfidò pregiudizi e regole, aprendo la strada alle donne nello sport.
Fanny Durack divenne una ragazza del crawl nel 1911. Battuta ai campionati nazionali di Rose Bay di quell’anno dalla quattordicenne Mina Wylie, sua compagna d’allenamento, decise di abbandonare il trudgen. La sconfitta nelle cento e nelle duecento yarde fu la causa del suo passaggio allo stile di Alick Wickham e dei fratelli Cavill, lo stile a due colpi di piedi verticali, codificato da Cecil Healy. Con questa scelta divenne la più forte nuotatrice del mondo.
Irlandese d’Australia
Sarah Durack, detta “Fanny” non era giovanissima in quel momento, essendo nata il 27 ottobre del 1889. Era nata in Elizabeth Street a Sydney, ma era irlandese. Lo era per testa e per indole. Infatti era decisa, per non dire cocciuta, ruvida nei modi, ma libera, come poche donne al suo tempo, ed era arrogante, come una che deve sempre farsi largo tra mille difficoltà. Presumibilmente non era stato facile essere la terza figlia femmina di un immigrato che faceva l’oste, Thomas Durack, suo padre, in Australia per rifarsi una vita. Bisognava aver la pelle dura e Fanny ce l’aveva.
Nuotatrice
Ai bagni Cogee, nella periferia di Sidney, era diventata nuotatrice. Quei bagni li teneva il padre di Mina Wylie, la sua amica avversaria. Aveva cominciato col breastroke, come tutte. Lo voleva la tradizione, e a dire il vero, per le donne, era anche l’unico stile in cui gareggiare. A undici anni aveva nuotato i cento metri con Annette Kellermann, prima diva del nuoto australiano e futura regina del Vaudeville. La cosa avvenne ai Campionati femminili del Nuovo Galles del Sud del 1902. Il primo titolo nazionale, invece, se lo prese nel 1906, l’anno in cui nasceva la New South Wales Ladies Amateur Swimming Association (NSWLAS), la federazione che le avrebbe garantito una carriera.
Intoppi olimpici
Per cavarsela nel mondo bacchettone e pulsionale dell’Australia vittoriana, la NSW Ladies Amateur Swimming Association, aveva messo la regola di non gareggiare davanti agli uomini. In chiave olimpica, occasione nata dalla decisione dell’undicesima sessione del CIO del 1910, di aprire alle donne, voleva dire che Fanny Duracknon avrebbe potuto farsi vedere dai selezionatori, che erano maschi. Quindi non sarebbe potuta entrare in squadra. A molti pareva inaccettabile. "Se c'è un'atleta in Australasia che dovrebbe partecipare alle grandi competizioni, è proprio questa giovane nuotatrice di Sydney", dicevano i giornali. Poi elencavano le sue 56 medaglie e i 100 trofei vinti. "Se questa formidabile schiera di successi non è un record di cui l'Australia dovrebbe essere orgogliosa in una delle sue figlie, allora non esiste l'orgoglio nazionale".
Dibattito acceso
S’accese così un dibattito feroce e angosciato, che portò all’annullamento della regola. La presidente storica della federazione, però, Miss Rose Scott, un ardente femminista, era contraria e per protesta diede le dimissioni. "Penso sia disgustoso che gli uomini debbano essere autorizzati. Penso sia orribile. Non possiamo avere troppa modestia, raffinatezza o delicatezza nella relazione tra uomini e donne. C'è ancora troppa insolenza e maleducazione. Temo che questa decisione abbia l’effetto di volgarizzare le ragazze e la comunità in generale”. La sua opinione era appoggiata anche dal segretario del NSW Amateur Swimming Association, A. C. Hill. Per miss Scott gli uomini che facevano il bagno con le donne erano predatori. Lo sapeva per esperienza. Si preoccupava anche per il pudore delle nuotatrici. "Una ragazza che ha l'abitudine di esporsi ai carnevali pubblici di nuoto probabilmente vedrà il suo pudore irrimediabilmente rovinato". Non tutti i gruppi di donne, però, la vedevano così. Dalla loro parte stava il sindaco di Randwick, il comune dei bagni Wylie, che decise che uomini e donne potevano fare il bagno insieme. Fanny e Mina in questo modo non solo furono viste dai selezionatori, ma cominciarono anche ad allenarsi con gli uomini. Per loro fu un vantaggio impareggiabile.
Raccolta fondi
Nonostante la volontà di far andare Fanny e Mina a Stoccolma, la spedizione sembrò subito compromessa. Infatti erano già stati selezionati cinque uomini e non c’erano più soldi per mandare anche loro. La spedizione fu salvata da un’altra leader femminista, Marion Backhouse, la moglie del famoso e discutissimo imprenditore Hugh McIntosh, la cui raccolta fondi costrinse i malvolenti funzionari ad accettare la partenza delle donne. Ma non era ancora sufficiente. Le ragazze dovevano essere accompagnate da un garante della loro moralità. Per Fanny fu la sorella, per Mina il padre.
Olimpiadi
Così l’Australasia ebbe la sua squadra femminile, sebbene ristretta e impossibilitata a fare la staffetta. Il viaggio fu molto lungo e la possibilità di allenarsi minima. La preparazione si ridusse ad un misero mezzo miglio al giorno. Ma la gara, erano i cento metri, una distanza che dispensava in parte dal lavoro. I cento stile libero erano la prima competizione della storia olimpica delle donne nel nuoto e l’unica prova individuale. Si sarebbe svolta nel bacino da cento metri, ricavato nella baia di Djurgårdsbrunnsviken, all’imboccatura del porto di Stoccolma. Quindi una vasca e via. Di buono c’era un cronometraggio capace di segnare i decimi di secondo. Era la prima volta. Durack creò subito il caso rifiutandosi di utilizzare il costume assegnatogli, un indumento di lana, spesso e ingombrante. A suo dire con "la stessa resistenza di un'ancora galleggiante". Optò per un capo più attillato ed ebbe ragione.
Cento stile libero
Nella batteria dell’8 luglio Fanny Durack batté il record mondiale dell’inglese Daisy Curwen: 1’20.6 fatto nel mese di giugno. Fanny nuotò 1‘ 19.8, poi si accontentò di stare avanti. Ventisette nuotatrici di sette nazioni diverse, dovevano superare batterie, semifinale e finale per aggiudicarsi il titolo olimpico. Fanny dominò sempre. La finale del 15 luglio vide all’arrivo: prima Fanny Durack, Australasia, in 1’22.2; seconda Mina Wylie, sempre Australasia, in 1’25.4; terza Jennie Fletcher, della Gran Bretagna, in 1’27.0; quarta Grete Rosemberg, della Germania, 1’27,2; quinta Annie Speirs, ancora della Gran Bretagna, in 1'27,4. Daisy Curwen, l’ex regina della distanza, dovette ritirarsi per un improvviso attacco di appendicite.
Ritorno
Il ritorno a casa fu trionfale. Quando Fanny salì sulla piattaforma del Ladies' Swimming Carnival nel febbraio 1913, avvolta in un "mantello verde australasiatico", gli spettatori erano ancora entusiasti della loro campionessa e scoppiarono in applausi fragorosi. La loro eccitazione fu ricompensata dal nuovo record mondiale dei 100 metri che fece nell’occasione. In quel momento Fanny Durack aveva tutti i record mondiali riconosciuti dalla federazione internazionale. Nel marzo del 1914, batté anche quello del miglio in acque libere, nuotando 26 minuti e 8 secondi, un tempo più basso del record maschile della sua nazione.
America
La National Women's Life Saving League (NSWSL), associazione femminile degli Stati Uniti, voleva in America la coppia Durack-Wylie. Avrebbero nuotato a Honolulu, San Francisco, Los Angeles, St Louis, Indianapolis, Chicago, Pittsburgh, Filadelfia, New York City, Montreal, Toronto e Portland, Oregon. Si erano accordate per il rispetto delle norme australiane, compresi codice di abbigliamento e accompagnatore. Un mantello le avrebbe coperte dal camerino al via. All’uscita dall’acqua lo stesso mantello avrebbe garantito il loro pudore nel dopo gara. Ma quando arrivarono a destinazione scoprirono però di non avere il consenso dell’Amateur Athletic Union, l’ente prettamente maschile che gestiva il nuoto dilettantistico americano. Nonostante l’intervento di Sydney Cavill non si trovò accordo e le due nuotatrici dovettero tornare a casa tra le polemiche.
Ancora America
Nel 1919 il presidente dell'AAU Samuel J. Dallas annunciò che sarebbero tornate in USA, “ma solo come dilettanti, sotto supervisione dell’AAU”. In quei giorni un adolescente di New York, Ethelda Bleibtrey, nuotava il record delle 220 yard grazie ai progressi dell’American crawl, lo stile a sei battute di piedi. Quindi quando Fanny e Mina sbarcarono in America erano diventate improvvisamente battibili. Lo stile a due colpi in un istante era superato. Così tentarono di difendersi, centellinando le gare e opponendo rifiuti. Ma il 26 agosto 1919 si trovarono davanti a Ethelda Bleibtrey e Charlotte Boyle, e non ci fu gara. Il pubblico e i giornali furono impietosi nel giudicarle, rendendo il resto della loro tournée un calvario. Mina e Fanny deluse e stanche conclusero il viaggio nell’avversione pubblica, tentando di limitare i danni. Il Times riferì di grida da parte del pubblico prive di ogni gentilezza e il segretario dell’AAU Rubien, indignato per la loro riluttanza, annunciò che le due non avrebbero più gareggiato nel suo paese. Il Philadelphia AAU le dichiarava finite. Tornarono a casa prima possibile, decisamente scombussolate.
Fine corsa
Fanny intendeva rifarsi alle Olimpiadi del 1920, applicandosi al nuovo stile. Ma una settimana prima cdi partire per Anversa, un attacco di appendicite, seguito da febbre tifoide e polmonite, la costrinse a rinunciare. Tra il 1912 e il 1918 aveva ottenuto 12 record mondiali, tra i quali i formidabili 1’06 nelle 100 iarde, 1’16.2 nei 100 stile e 26’8” nel miglio che restarono record per molto tempo. Il suo abbandono lasciava il campo libero alle americane, che infatti vinsero tutto. Nel gennaio del 1921 abbandonò l’agonismo e sposò Bernard Martin Gately. Ma non abbandonò il nuoto. Continuò, dedicandosi all’allenamento dei bambini, restando per tutta la vita membro attivo dell’Amateur Swimming Association delle donne del Nuovo Galles del Sud. Morì di tumore il 20 marzo del 1956. Il suo corpo fu sepolto nella sezione cattolica del cimitero di Waverley.
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