Le ragazze dell’american crawl: Charlotte Epstein
Una suffragetta in acqua: il nuoto come strumento di emancipazione
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Tikkun olam in ebraico significa aggiustare il mondo. Charlotte Epstein (1884/1938), ebrea, americana, una delle ragazze del crawl, fece la sua parte perché il mondo diventasse migliore per le donne del suo paese. All'inizio del XX secolo, infatti, nessuno in America voleva la partecipazione femminile. Nella politica, nello sport, nella società. Un paternalismo patetico e tanta ipocrisia osteggiavano ogni ipotesi di parità. Nel nuoto, se possibile, l’integrazione era ancora più ardua. La falsa idea della debolezza femminile, lo stare svestiti, la commistione con l’uomo, rendevano quasi impossibile il suo accesso all’acqua.
Nuotatrice e suffragetta
A Charlotte Epstein invece piaceva nuotare. Credeva che la competizione atletica fosse importante per le donne come per gli uomini. Così fece di tutto per una partecipazione paritaria. La scosse l’introduzione del nuoto femminile alle Olimpiadi di Stoccolma, in cui le americane non c’erano. Così nel 1914 fondò la National Women's Life Saving League, per dare alle donne un luogo per nuotare, prendere lezioni e incontrarsi. Nello stesso anno, convinse l'Amateur Athletic Union (AAU), lottando a suon di norme, che anche loro dovevano farne parte, contro il parere del suo storico presidente, James Sullivan, uno dei più accaniti oppositori dello sport femminile. Usò il nuoto anche per il diritto al voto, organizzando "gare di nuoto per il suffragio". Poi fece campagne perché anche le donne avessero costumi comodi, pratici e performanti e si adoperò con decisione perché negli eventi dell’AAU si facessero anche per loro gare di durata.
NYWSA
Nel 1919, con l'aiuto di giovani donne in affari e con l’appoggio di Luis De Breda Handley, il più bravo allenatore dell’epoca, fondò la New York Women's Swimming Association (WSA), che divenne il fulcro dell’eccellenza americana nel nuoto femminile. Per l’associazione fu sempre l’abile amministratrice ma anche il presidente carismatico, capace di creare attenzione e di motivare alla partecipazione. La società fu la principale causa della competitività del nuoto femminile americano di quegli anni e rese possibile la partecipazione olimpica delle nuotatrici americane ad Anversa. Anche la prima campionessa nazionale femminile AAU nel 1916, fu una sua allieva, Claire Galligan, seguita dalle compagne della Women Swimming Association altre 201 volte. Se si considera che all’epoca gli eventi femminili ai National erano davvero pochi, il numero di titoli ottenuti diventa davvero impressionante. La sua fortuna coinvolse anche Elsie Veitts Jennings, la sua protetta, e "Lou" Handley, l’allenatore che alimentò le prestazioni del gruppo. L’insieme fu un qualcosa di mitico. Il motto della squadra “sportmanship is the greatest victory” accompagnò le ragazze a 51 record mondiali e numerose medaglie olimpiche con Gertrude Ederle, Aileen Riggin, Eleanor Holm, Helen Wainwright, Adelaide Lambert, Charlotte Boyle, la tuffatrice Helen Meany ed Ethelda Bleibtrey. Queste donne dominarono il nuoto di tre olimpiadi, ma "sarebbero potute scomparire nell'anonimato", come scrisse Allen Guttmann, il noto storico dello sport di Chicago, "se non fosse stato per l'intervento di Charlotte Epstein".
Crawl
Le donne di Charlotte furono soprattutto stileliberiste. Louis Handley, infatti era all’avanguardia nel crawl americano. Sosteneva la battuta di gambe indipendente, a più colpi di piede, che prevedeva anche dieci calci per ciclo di bracciata. La tecnica, però, in poco tempo si definì in sei batture per ciclo, che divenne lo stile riconosciuto da tutti come “classico”. La maggioranza dei nuotatori di Handley lo usava, soprattutto nelle gare veloci, tra le prime Adelaide Lambert, oro ad Amsterdam nella 4x100 stile.
Donna determinata
Charlotte Epstein era di New York, classe 1884, e dal 1917 lavorava come stenografa per il tribunale. Tutto il resto lo faceva da volontaria. Nonostante i passi avanti nello sport femminile fu sempre osteggiata dal clima narrativo che descriveva i successi. Articoli dai titoli sessualizzati come "Ninfe acquatiche per cavalcare le onde nel grande carnevale" o "Le bellezze della Women's Life Saving League mostrano prodezza nell'oceano", o "rivalità tra le belle figlie di Nettuno" minavano continuamente l’idea di dedizione e qualità atletiche delle nuotatrici di New York, che lei sosteneva e cercava.
Identità ebraica
Ai suoi successi contribuì anche la sua identità ebraica. L’integrazione con la Young Women's Hebrew Association (YWHA), le permise di disporre di una piscina per sole donne. Questa le consentiva l’accesso ad una struttura coperta per l'allenamento e per le gare di nuoto che molti invidiavano. Attraverso questa collaborazione, contribuì anche ad abbattere gli stereotipi sulle donne ebree. Una pietra miliare di questa campagna fu l’impresa ottenuta nel 1917 dalla diciannovenne di origine ebraica Lucy Freeman, che nuotò quindici miglia in meno di quattro ore. Il record migliorava di trenta minuti quello stabilito qualche anno prima da Robert Dowling, un atleta di open water di buona fama, famoso per essere stato il primo a nuotare intorno all'isola di Manhattan in 13 ore e 45 minuti.
Manager fino all’ultimo
Charlotte ebbe la posizione ufficiale di manager della squadra olimpica della squadra di nuoto femminile degli Stati Uniti in tre olimpiadi: 1920, 1924 e 1932. Nel 1932 fu la prima donna ad essere formalmente riconosciuta con il titolo di Assistant Manager. In questo compito si distinse particolarmente come portavoce delle istanze delle atlete. Anche nel 1936 le fu offerto quell’incarico, ma per protestare contro le politiche naziste rinunciò, dando anche le dimissioni dal comitato olimpico. Morì a 53 anni, venerdì 26 agosto 1938 nella sua casa all'Hotel Ruxton, sulla 72esima strada a New York. Negli ultimi due anni era stata presidente del Comitato olimpico di nuoto femminile degli Stati Uniti e del Comitato nazionale di nuoto femminile dell'Amateur Athletic Union. Manager fino all’ultimo.
Nell’immagine giovani donne della National Women's Life Saving League, società fondata da Charlotte Epstein, in una gara di nuoto negli anni venti.
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