Stress (solo) da mancanza di pubblico? Analisi su un'Olimpiade che passerà alla storia
In queste Olimpiadi, sicuramente anomale, abbiamo visto di tutto, ma abbiamo anche osservato alcuni atleti che non solo hanno effettuato delle ottime gare ma hanno anche superato i limiti di precedenti record sia individuali che di staffetta
Qualche giorno fa Nuoto•com ha dato conto di una pubblicazione apparsa sulla rivista Scientific American nella quale si evidenzia come la mancanza di spettatori influisce negativamente sulla performance degli atleti.
Personalmente credo che questo possa essere valido per alcuni atleti ma non possa essere considerata una generalizzazione comportamentale.
In queste Olimpiadi, sicuramente anomale, abbiamo visto di tutto, ma abbiamo anche osservato alcuni atleti che non solo hanno effettuato delle ottime gare ma hanno anche superato i limiti di precedenti record sia individuali che di staffetta -mentre scrivo la 4x100 azzurra di Marcell Jacobs e compagni ha appena conquistato un inimmaginabile medaglia d'oro, e ho ancora negli occhi la leggendaria performance di Gregorio Paltrinieri nelle acque dell'Odaiba Marine Park.
Per questo motivo definire comportamenti e risultati con un’analisi basata solo ed esclusivamente sulla generalizzazione di alcuni atteggiamenti non può essere totalmente corretto. Per dare delle certezze alle osservazioni esistono delle analisi statistiche che per correttezza dei dati studiati dovrebbero eliminare tutte quelle situazioni definite “di disturbo” in ambito statistico, ossia quelle situazioni che non possono permettere un’analisi corretta tra i vari dati studiati. E allora possiamo sì dire che alcuni atleti per mancanza di pubblico si sono trovati in difficoltà, così come possiamo affermare che lo spostamento della manifestazione e i problemi legati al Covid 19 possono aver creato ulteriori e non secondari problemi. Ricordiamo il problema della pandemic fatigue che ha colpito in questi mesi molte persone, atleti compresi.
E allora così come affermato da James Houle le tecniche di imagery possibilmente integrate da tecniche basate sulle neuroscienze per la preparazione mentale che molti psicologi dello sport utilizzano a livello mondiale, laddove vengano utilizzate (e questa Olimpiadi ci ha fatto notare che ormai stanno diventando parte integrante della preparazione), possono tranquillamente superare queste difficoltà in funzione di una crescita consapevole per raggiungere la propria eccellenza che è soggettiva e non replicabile.
Ph. © G.Scala/Deepbluemedia
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