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Lo strano caso delle donne e del Tevere nella storia del Circolo Canottieri Aniene

Un interessante approfondimento by Olympialex a cura di Cristina Varano e Camilla Canavesi

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Ultimamente un tema particolarmente sentito in tanti settori è quello delle pari opportunità, perché spesso la donna e, in una prospettiva più ampia, il genere ‘non maschile’ subisce pregiudizi o perfino discriminazioni.

Proprio in relazione ai diritti delle donne e alla loro impossibilità di associarsi al Circolo Canottieri Aniene, si è aperto uno scambio di dichiarazioni tra la pluricampionessa Federica Pellegrini e l’Onorevole Laura Boldrini.

Nel contesto di una questione che ha assunto toni e forme diverse, da ultimo è stata promossa un’interrogazione parlamentare da trenta deputate alla Camera, facenti parte dell’Intergruppo per le donne, i diritti e le pari opportunità’ istituito nel 2015 su iniziativa dell’ex Presidente Boldrini e delle deputate dell’Ufficio di Presidenza. L’obiettivo del gruppo parlamentare, composto da ottanta deputate, è quello di porre le questioni ‘di genere’ al centro del dibattito politico e legislativo.

L’interrogazione è stata presentata chiedendo al Governo quali iniziative urgenti si intendano adottare per promuovere le pari opportunità in tutti i circoli affiliati alle Federazioni Sportive Nazionali, nonché quali azioni si vogliano intraprendere, nell’ambito delle proprie prerogative, affinché vengano superate situazioni discriminatorie e del tutto anacronistiche rispetto al genere femminile.

Tra i sodalizi sportivi interessati, si staglia in tutta la sua possenza il Circolo Canottieri Aniene: un’Associazione Sportiva Dilettantistica costituita nel 1892 per promuovere e sviluppare la disciplina del canottaggio, a livello dilettantistico e amatoriale.

Nel tempo il Circolo è diventato una Polisportiva in cui si praticano più discipline, nonché una vera e propria eccellenza nel mondo del nuoto, plasmando atleti che hanno raggiunto podi mondiali.

Non solo.

Nel tempo il Circolo è diventato luogo privilegiato di incontri e contatti tra esponenti di alto livello della politica, del mondo degli affari, del giornalismo e dello sport, tra gli altri.

L’interesse che suscita la vicenda e che porta ad occuparsi in questa sede è squisitamente giuridico e ha ad oggetto un sodalizio di primaria importanza per il nuoto italiano.

Lo statuto del Circolo prevede la possibilità di associarsi solo per persone di indiscussa probità ed onorabilità e, all’art. 4, viene espressamente previsto che i soci effettivi siano persone maggiorenni di sesso maschile. Diversamente, i soci onorari possono essere tutti coloro – ivi comprese le donne – che hanno acquisito eccezionali meriti verso il Circolo o eminenti titoli di prestigio personale.

Dunque, una donna non può essere un socio effettivo, ma, nel caso in cui abbia conseguito meriti eccezionali o titoli di prestigio, un socio onorario con gli stessi diritti dei soci effettivi.

Oggi sono cinque le donne socie onorarie: oltre Federica Pellegrini, Flavia Pennetta, tennista, Josefa Idem, canoista, Caterina Banti, velista, e Simona Quadarella, nuotatrice.

Ciò premesso, vista l’interrogazione parlamentare, Federica Pellegrini ha dichiarato ai microfoni di Radio Capital: “io faccio parte del circolo Aniene per meriti sportivi, quindi non è vero che è vietato alle donne. Per meriti sportivi o per meriti speciali una donna può entrare. Lo statuto ha già qualche anno, per me è una cosa che riguarda la tradizione. E comunque ne fanno parte moltissime donne. Non è neanche giusto cercare il pelo nell’uovo”.

A tali parole ha dato seguito l’onorevole Boldrini che, sui suoi profili social, ha dichiarato che “escludere le donne da un circolo sportivo per statuto è una forma di discriminazione. Le campionesse, ammesse solo come socie onorarie, dovrebbero battersi per aprire la strada alle altre”.

Da questo ‘botta e risposta’ si è aperto un dibattito in cui sono intervenuti giornalisti, sportivi e associazioni come Assist – Associazione Nazionali Atlete.

Ebbene, perché un circolo storicamente maschile, che riconosce le donne come socie onorarie o le mogli dei soci come ospiti (a prescindere dall’età), dovrebbe essere accusato di discriminazione?

Da un lato, come detto, lo statuto del Circolo permette solo agli uomini di essere soci effettivi. Addirittura, lo stesso statuto individua quali soci juniores i figli di moglie o di compagna non coniugata di un socio effettivo. Quindi, viene riconosciuta la figura della donna solo rispetto a un socio: come moglie o compagna non coniugata o come madre di un socio juniores. A ciò si aggiunga che il regolamento del Circolo prevede che possono essere invitate le persone di sesso maschile di età superiore ai venticinque anni e che le donne, se mogli o figlie dei soci, possono accedere come ospiti.

Dall’altro lato, però, non si può tralasciare di considerare la circostanza che il Circolo sia stato fondato nel 1892, oltre cinquanta anni prima di quando le donne avrebbero ottenuto il diritto di voto in Italia, e che la normativa interna si è lentamente evoluta nel corso del secolo scorso, fino a permettere alle donne di essere soci onorari. Circostanza che motiva la difficoltà di modificare uno statuto ed una politica associativa che resistono da centotrenta anni.

In una prospettiva a tutto tondo, appare legittimo domandarsi se siano discriminatori (e anacronistici) lo statuto e la politica associativa del Circolo Aniene oppure se sia una sterile questione di principio quella dell’Intergruppo parlamentare rispetto a una situazione che di fatto non vieta in assoluto alle donne di far parte del Circolo stesso.

Per comprendere fino in fondo le ragioni che hanno fatto nascere questo dibattito, occorre fare un passo indietro e analizzare la situazione dalla diversa prospettiva basata sull’analisi del diritto positivo sotteso alla vicenda.

Infatti, il Circolo Canottieri Aniene è un circolo storico che esiste da più di un secolo. Negli anni ‘50 del 1900, il Circolo accusava problemi di spazio e crescita sempre maggiori. Quindi, nel 1954, con la collaborazione dell’ing. Sante Zacherini, il vicepresidente Arnaldo Benigni riuscì ad ottenere dal Comune di Roma l’assegnazione di un’ampia zona golenale adiacente all’antica Fonte dell’Acetosa, dove veniva stabilita la nuova sede.

Sede che è l’orgoglio del Circolo stesso ma, contemporaneamente, è ciò che lega indissolubilmente l’Aniene al Comune di Roma.

La questione, pertanto, si incentra sulla legittimità della concessione, da parte di un ente amministrativo, di una struttura / bene pubblico ad un Circolo privato dove possono accedere solo uomini e, nei soli casi specifici identificati dallo statuto, alcune donne.

Se si fosse trattata di una struttura privata, nulla quaestio. Ma la gestione di un impianto sportivo pubblico, benché condotta da un Circolo privato, non può prescindere dal principio di eguaglianza e dal divieto di discriminazione. Ed invero non è un caso che, nel marzo 2021, l’Assemblea Capitolina del Comune di Roma ha deliberato di modificare l’art. 10 del Regolamento per gli impianti sportivi di proprietà comunale approvato con la Delibera Capitolina n. 11 del 15 marzo 2018, imponendo i principi a tutela della parità di genere a tutte le società sportive che chiederanno in concessione o hanno già in gestione un impianto sportivo comunale.

Questo il vero vulnus, il punto debole direttamente individuabile sul piano giuridico, al netto di ogni considerazione di opportunità o legittimità nel contesto di altre disposizioni normative.

Proprio alla luce di tali sviluppi il Circolo Canottieri Aniene ha approvato, in data 4 aprile 2022, la modifica dell’art. 4 del proprio statuto permettendo la possibilità di associarsi anche alle donne dopo ben centotrenta anni dalla sua fondazione.

Soluzione che ha permesso, da un lato, un adeguamento alle nuove politiche volte ad incentivare le pari opportunità ed evitare eventuali potenziali discriminazioni e, dall’altro, di continuare ad avere in concessione la sede sul Lungotevere dell’Acqua Acetosa che, di fatto, è il fiore all’occhiello dell’associazione.

Al di là di queste considerazioni fattuali, resta però un quesito ulteriore che forse nessuno ha ancora sollevato: a parità di condizioni, se il Circolo avesse permesso di associarsi solo alle donne, qualcuno si sarebbe lamentato?

Che sia il placido fiume a placare animi e parole.

Il Tevere scivola più lento del miele.

Maggio va adagio. La luce d’oro

trabocca dalle cime.

Biondo e morbido l’olio della luce

si riversa quaggiù.

(Leonardo Sinisgalli)

Articolo a cura di:

Cristina Varano – Avvocato del Foro di Roma; esperto di giustizia sportiva; Procuratore Federale FIJLKAM/FIPE, Sostituto Procuratore Federale FIP.

Camilla Canavesi – Avvocato del Foro di Milano; ex atleta e allenatrice di nuoto sincronizzato

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