Kafka in piscina
Kafka è una persona precisa ed accurata, perché ha lavorato per anni alle Assicurazioni Generali. Sa leggere ed analizzare i documenti, è rispettoso delle istituzioni, eppure non riesce a capire
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Kafka vuole andare in piscina, ma non sa come fare. Forse potrebbe nuotare, dal prossimo 15 maggio, in una vasca scoperta, ma è cagionevole di salute e dalle sue parti non ci sono piscine scoperte.
Quasi nessuno conosce la passione per il nuoto di Franz Kafka, ma proprio per questo vorrebbe capire se, quando, dove e soprattutto perché si può o non si può nuotare. Certo, sa bene che stiamo vivendo una terribile pandemia, anche se spera si stia attenuando. È un tipo solitario e non gli interessano gli aperitivi che creano assembramenti e non gli dispiace essere già a casa alle 22.00, dopo cena.
Ma non ha capito perché, dal 1° giugno, le palestre al coperto possono funzionare regolarmente e le piscine coperte, anche se con le stesse regole e cautele, invece no. Kafka è una persona precisa ed accurata, perché ha lavorato per anni alle Assicurazioni Generali. Sa leggere ed analizzare i documenti, è rispettoso delle istituzioni, eppure non riesce a capire. Ha obbedito sempre a tutte le “ordinanze”, ma questa non riesce a digerirla. Ha aspettato con ansia il DL del 22.04.2021, che all’articolo 6 consente l’attività delle piscine all’aperto dal 15 maggio, ma nel paragrafo sotto autorizza dal 1° giugno solo l’attività delle palestre, al chiuso, e non delle piscine.
Chissà perché, si è chiesto Franz Kafka. Sa che la scienza ha certificato in modo inequivocabile che nell’acqua calda delle piscine, piene di cloro, il famelico virus si decompone e perde la sua carica velenosa (virus significa veleno). Allora si è rivolto a quella burocrazia ministeriale, che conosce molto bene, per avere qualche spiegazione. Questa volta, grazie alle FAQ, le “Frequently Asked Questions”, gli è arrivata una risposta e la FAQ n.4 del 6 maggio 2021 del Dipartimento dello sport, stabilisce che per “palestra” si debba intendere “qualunque locale attrezzato per praticare sport al chiuso”. Evviva, esulta il normalmente impassibile Franz Kafka. Allora i bambini possono di nuovo, dopo quasi un anno, imparare a nuotare, e anche lui, come milioni di appassionati dell’acqua, può ritornare in una piscina coperta a fare un po’ di nuoto libero.
Ma la burocrazia resta la burocrazia, anche se non è così sorda, cieca e feroce come quella che ha descritto ne “Il Processo” (1925). E così, il giorno dopo, lo stesso Dipartimento dello sport, con un’altra FAQ e un’ardita capriola logica, aggiunge una parolina che chiude il discorso: l’unica attività consentita è quella “a secco”. Perché si può sudare, saltare, respirare in una palestra chiusa, “a secco”, e non nuotare, distanziati e “clorati”, in acqua? Qualcuno al Dipartimento si è sbagliato? Non è possibile perché "Uno dei principi che regolano il lavoro dell'amministrazione è che non si deve mai contemplare la possibilità di uno sbaglio" (“Il Castello”, 1926).
Franz Kafka rispetta le regole e si fida della scienza, ma non riesce a capire: chi, con quale competenza e perché ha preso questa decisione? Nemmeno Kafka sa darsi una risposta, anche se si tratta di una situazione …Kafkiana.
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