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FDFranco Del CampoNessuno si deve meravigliare. È finito il tempo dei dubbi e delle perplessità. Il nuoto italiano è primo in Europa e tra i primi al mondo, ed è ormai una certezza
Meravigliosi. Sono stati meravigliosi gli Azzurri del nuoto, e dintorni, che hanno sprizzato meraviglie all’European Aquatics Championships di Roma 2022.
Ma nessuno si deve meravigliare. È finito il tempo dei dubbi e delle perplessità. Il nuoto italiano è primo in Europa e tra i primi al mondo, ed è ormai una certezza. Roma 2022 è stata trionfale, e il nuoto azzurro ha vinto la coppa LEN con quasi il doppio dei punti rispetto alla seconda arrivata, la Francia. È vero, ci sono state delle assenze importanti, a partire dalla Russia, ma il senso di questi risultati eccezionali non cambia.
Ancora una volta, però, viene da chiedersi da dove e quando sia iniziato questo “miracolo” sportivo. Avevo già ipotizzato che nella “formula magica” di questo successo ci fossero almeno tre ingredienti, che vengono da lontano e finalmente danno i frutti desiderati.
Si parte da lontano, da quando l’Italia natatoria, piccola e povera, ha iniziato a riempirsi di piscine, nelle città, nei quartieri, nei paesi, dando la possibilità, ad intere generazioni, di imparare a nuotare. Poi, lentamente ma inesorabilmente, è arrivato l’agonismo, la voglia di gareggiare e di misurarsi, di diventare sempre più bravi e veloci in acqua. Al centro di questa “formula magica”, però, c’è la formazione, capillare, che la Federazione Italiana Nuoto (FIN) ha investito sui propri tecnici ed istruttori.
È stato un processo formativo durato anni, che ha implicato un vero e proprio salto culturale, che si è esteso anche alle periferie dell’Italia. Così è diventato possibile un passo ulteriore, forse meno appariscente, ma altrettanto importante. Anche le nuotatrici e i nuotatori “periferici”, nati e cresciuti in queste periferie, hanno potuto continuare a nuotare e crescere nel proprio habitat naturale, tra scuola, famiglie e amici, in piscine adeguate e seguiti dai propri tecnici, sempre più competenti e bravi. E la FIN non ha ostacolato questo processo, salvo -naturalmente- i momenti topici, quando sono necessari gli allenamenti collegiali, per gli ultimi ritocchi e fare squadra.
Ma -forse- tutto questo non basta a spiegare le meraviglie di questi azzurri del nuoto a Roma 2022. Forse bisogna andare oltre e guardare nelle pieghe di questi successi. Forse, per indovinare un ultimo ingrediente, bisogna guardare queste ragazze e ragazzi, prima, durante e dopo le gare. Sono sorridenti, sembrano felici, anche se non necessariamente hanno vinto una medaglia. Ridono, scherzano, qualche volta ballano, ed esprimono una gioia e una vitalità che poi ritroviamo in acqua, nelle loro bracciate.
Non sempre si vince, è chiaro, ma il clima che si vede sui quei visi, di tutti, sembrava proprio questo. Ai miei tempi, in ere geologiche fa, i nuotatori non erano così. Sembravamo più tristi, un po’ musoni, silenziosi e trattenuti nei movimenti fuori dell’acqua. Certo non eravamo così bravi e anche due finali olimpiche sembravano -e forse erano- un risultato eccezionale. Adesso non è più così. Forse si può coniugare il nuoto con la gioia e la fatica che si fa in acqua.
E poi, alla fine, c’è ancora un elemento -difficilmente ripetibile- di Roma 2022, che è sembrata una sinfonia di risultati in crescendo, con l’aiuto conclusivo della staffetta 4x100 mista maschile (Ceccon, Martinenghi, Rivolta, Miressi), oro con record dei campionati.
C’è la piscina del Foro italico, stretta tra Monte Mario e il Tevere, inaugurata per l’Olimpiade del 1960, e che è ancora la più bella ed affascinante che ci sia. Forse pochi se ne sono accorti, ma alla sera, quando si disputano le finali, da Monte Mario scende leggero il ponentino e sembra dare una spinta in più a chi fa l’ultima vasca prima dell’arrivo. Per i dorsisti -chissà se se ne è accorto anche Thomas Ceccon, primatista mondiale e campione europeo nei 100 dorso- sembra quasi di andare a vela e il respiro si fa un po’ più leggero, nonostante l’affanno e la fatica. Chissà se è vero, ma fa piacere pensarlo.
Ph. © D.Montano/Deepbluemedia
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