Dica Trentatré. Oppure Cinque
Giorgio Scalà a Parigi
E cinque! E mezzo, ma il mezzo era un'invernale. Lì l'acqua è congelata ed è proprio un'altra cosa.
Quindi: cinque. La quinta Olimpiade, sol-sol-sol-mi, come suonerebbe Beethoven.
Trentatreesima edizione, quella che finalmente vede lo sport di tutti gli sport trionfare. Folle trepidanti attendono la breakdance.
Sfilano i battelli sulla Senna, i famosi Bateaux Mouches , che non sono mosci ma mosche. In tutti e due i casi, il termine non ha senso per chi, come me, arriva da una città dove la barchetta sul Tevere non riesce quasi mai a funzionare.
Un tripudio di smartphone riprende dalle barche verso riva e dalla riva verso i battelli. Qualcuno rivedrà mai tutte le immagini?
Mi sto godendo questa cerimonia di inaugurazione anomala, comodamente seduto davanti alla TV. Non c'erano abbastanza biglietti per i fotografi. Siamo riusciti a piazzare
Andrea Masini
sulla Senna davanti al Musee d'Orsay e
Andrea Staccioli
al Trocadero. Per me avevano suggerito la Bastiglia, ma ho fatto presente che non c'è più e mi sono salvato.
Certo, avrei voluto vedere dal vivo le morigerate giacchette di Aruba e le altre meraviglie che pian piano enumererò.
La differenza con le altre cerimonie è che si è partiti subito con le squadre, senza dover passare per gli spettacoli, fantasmagorici in qualche caso ma con le dovute eccezioni.
Le cerimonie dal punto di vista di un fotografo sono una fregatura. Spesso le posizioni per i fotografi non facenti parte del pool (le superagenzie) non sono granchè. Bisogna essere lì almeno tre ore prima e sperare che la tua nazione si veda bene e la parcheggino dove puoi riconoscere un po' di atleti. Poi c'è la parte cerimoniale, dove ormai giura pure l'usciere. O meglio, giurano tutti tranne la WADA, con i risultati che sappiamo.
Finito il tutto, dopo solo 5 ore di show + 3 di attesa, il povero fotografo deve uscire dallo stadio, trovare un bus che lo riporti verso il suo albergo o salire in una metropolitana piena di gente, mentre lavora le foto (se non ha già editato le immagini prima, in tal caso aggiungere 2 ore almeno). Poi le invia, le carica sui server, ci fa quello che deve fare e infine, di solito verso le tre e mezza, riesce a reclinare il capino sul cuscino. Dopo altre tre ore e mezza suona la sveglia e il prode arriva alla prima giornata di gara già sfranto. Ed è una stanchezza che si trascina per tutti i giochi.
Ma i giochi sono I GIOCHI e si fa questo ed altro per esserci.
Domani si va in piscina e lì è un'altra cosa. Personalmente non sono partito benissimo. Come sapete, la vasca è stata costruita, leggermente fuori asse, in un'arena coperta gigante che normalmente ospita il rugby. Impianto enorme, dotato di tutti gli ultimi livelli di tecnologia.
Stamattina il mio talismano, la caffettiera Nespresso, era sparita dal tavolo della sala stampa da me ieri prescelto . L'ho facilmente recuperata e mi è stato spiegato che era stata rimossa perché "potrebbe causare un blackout". Avrei accettato "emette troppa anidride carbonica", "non è graficamente compatibile con i Giochi", "assomiglia a mia zia Gertrude che è un po' gobba e mi intristisce" oppure, che so "il PSG non vincerà mai la champions". Una scusa qualsiasi. Ma "potrebbe causare un blackout" in un impianto che avrà in dotazione 63 megawatt...
Domani ci riprovo. Sennò mi compro un thermos. Oppure faccio la rivoluzione, tanto qui sono abituati.
PH. ©Gianmattia D'Alberto
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