Un fotografo italiano a Tokyo. Episodio 4: l'Aquatics Centre [VIDEO]
Rivedo con piacere una serie di colleghi. Mi fa piacere che mi salutino con calore dei guru della fotografia sportiva, anche se non sono più fotografo ufficiale FINA. Si vede che gli sono simpatico a prescindere
Stamattina un piccolo dragone con denti di fuoco e sguardo di pietra mi ha buttato giù dal letto. La signora (era un drago femmina) ha puntato un dito ossuto verso un cartello appeso dietro la porta sul quale, dopo una sfilza di ideogrammi, campeggi la scritta "10:00 AM". Così ho capito che la stanza si pulisce entro quell'ora.
Un taxi monatto con autista furbo, un classico a tutte le latitudini, mi ha portato all'Aquatics Centre. Lungo la strada capannoni, camion, automobili a parallelepipedo (a pedali?) e nulla da vedere, tranne campi da golf e baseball. Tutto è cinto da reti di metallo. Se rinasco giapponese farò l'installatore di reti.
Finisco abbandonato dall'autista (che nel frattempo si è intascato il voucher offerto dal comitato organizzatore senza scriverci il vero valore della corsa in mezzo ad una vasta e rovente spianata di asfalto.
Nell'area controlli sputazzo elegantemente nella cannuccia fino a produrre la quantità di saliva necessaria per il test. Chiaramente, in quei momenti, salivazione azzerata e sudore freddo. Passo attraverso un'educatissima zona controlli, attraverso la quale domani cercherò di contrabbandare la macchinetta del caffè. E una volta passato oltre... Niente. L'Aquatics Centre non si vede, nascosto da container e lamiere (se ri-rinasco giapponese voglio l'appalto delle lamiere).
Nessuna indicazione. Sporadici fogli A4 attaccati con lo scotch riportano acronimi sconosciuti. Ogni tanto, raro come un rinoceronte di Sumatra, appare la scritta "Media center", con delle frecce che rimandano alla recente avventura di Jeff Bezos.
Il centro stampa è anonimo e non segnalato, all'interno di un capannone con le sedie più scomode del mondo e dei condizionatori grandi come Godzilla. Rivedo con piacere una serie di colleghi. Mi fa piacere che mi salutino con calore dei guru della fotografia sportiva, anche se non sono più fotografo ufficiale FINA. Si vede che gli sono simpatico a prescindere. Conosco la photo manager dai tempi di Glasgow, è simpatica. Per chi non sa cos'è un photo manager, una breve descrizione: un cane da pastore, che cura gli interessi dei fotografi ma soprattutto li tiene fuori dai guai quando vanno in trance da prestazione e si arrampicano sui pali per fare delle foto "diverse".
Aquatics Centre - esterno
Aquatics Centre - interno
Alta tecnologia giapponese
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Federica Pellegrini in action
Riflessioni: Matteo Giunta e Cesare Butini
Ph. ©G.Scala
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