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La medaglia più bella

È facile scrivere dei successi. Facilissimo applaudire per le medaglie conquistate. Vorrei pertanto condividere un paio di riflessioni su quale considerare “la medaglia più bella” al di là dei podi conquistati che rimarranno scritti nella storia delle Olimpiadi

Il sacro fuoco delle Olimpiadi sta scaldando le nostre giornate estive già bollenti.

Nessuna alzataccia, nessuna sveglia nottirna questa volta, Parigi è dietro l’angolo. Come già ci aveva anticipato Thomas Ceccon, gli orari erano comodi per gustare al meglio ogni gara, ogni incontro, ogni partita.

Ed eccoci qui: aspettative e speranze di vedere sventolare bandiere tricolori, di ascoltare il nostro amato inno.

La prima medaglia arriva subito: quattro talentuosi ragazzi ed una staffetta 4x100 stile libero con un bronzo che brilla dietro avversari prestigiosi.  

Poi la gara dei 100 rana con un Nicolò Martinenghi scatenato a cui segue lo strepitoso 100 dorso di Ceccon: due ori luccicano sull’elegante tuta blu indossata da Tete e Thomas.

Segue un argento che rimarrà nella storia. Quello di Gregorio Paltrinieri che ha scelto il percorso più difficile, quello di gareggiare in acque diverse… Con tutto ciò che questa scelta comporta.

Un bronzo nelle acque torbide della Senna dell’indomita Ginevra Taddeucci, una gara durissima nella speranza di non stare male.

Smarrimento e soddisfazione si sono fusi negli occhi di questi straordinari ragazzi trasformandosi in entusiasmo misto ad incredulità per l’impresa appena compiuta.

C’è chi era senza parole e chi ha provato a spiegare. Chi ha gioito per la medaglia e chi per aver mancato di un soffio il luccichio del bronzo. 

Ma è facile scrivere dei successi. Facilissimo applaudire per le medaglie conquistate.

Vorrei pertanto condividere un paio di riflessioni su quale considerare “la medaglia più bella” al di là dei podi conquistati che rimarranno scritti nella storia delle Olimpiadi. 

Perché una medaglia alle Olimpiadi nessuno la dimenticherà.

Ad essere la “più bella medaglia” è stata la consapevolezza che per sentirsi vincenti è fondamentale sapere di “aver dato tutto quello che avevo” come ha dichiarato Domenico Acerenza, “ho lottato fino alla fine, non è arrivata la medaglia ma ho fatto il mio migliore” ha detto ai microfoni Simona Quadarella.

Per sentirsi vincenti è necessario conoscere i propri limiti e saper rendere il massimo con le proprie risorse disponibili nel momento presente “Sono senza parole... Il tempo non è dei migliori… Sapevo di stare bene ed è venuto fuori” ci ha detto un Martinenghi pieno di stupore.

Vincente è chi riconosce il valore degli avversari e partecipa alla gioia del loro meritato successo “gli altri sono andati fortissimo e faccio loro i miei complimenti” ha detto Paltrinieri in più occasioni.

Ad essere vincente è la consapevolezza che il successo va costruito giorno per giorno, con fatica ed impegno con il supporto di un ingrediente segreto, “il fuoco del divertimento” che sostiene da sempre il nostro Gregorio.

Vincente è chi non smette mai di imparare dai propri errori “Ho vissuto i 1500 con troppa tensione… Non si smette mai di imparare… Finisco in bellezza…Questo mi fa capire che devo vivere le gare con un po' più di serenità come ho fatto oggi” ci ha detto Simona Quadarella alla fine degli 800.

È saper definire i propri obiettivi prendendo spunto dai sogni adolescenziali ,vincere le Olimpiadi preparandosi in ogni dettaglio come ha fatto Thomas Ceccon nella consapevolezza che “è una gara che capita ogni quattro anni e se sbagli qualcosa butti via tutto”.

È rimanere senza parole e buttarsi in avanti, oltre l’immaginazione, chiudendo gli occhi.

È accettare l’imprevedibilità ed i pericoli di un campo gare pieno di insidie, una gara difficilissima e scoprire che “ho fatto tanta fatica a nuotare a favore di corrente” per quanto incredibile questo possa sembrare.

Vincente è colui che comprende di doversi fermare per recuperare energie e riflettere sul proprio futuro, “Lo sport è una parte molto bella ma limitata della nostra vita” ci ha detto Greg.

È vincente chi piange di gioia ed accetta il centesimo di troppo come ha fatto Benedetta Pilato, permettendoci con il suo sorriso di riflettere sul valore del tempo, perché un centesimo nello sport può essere essenziale a decretare vittorie o sconfitte.

È esprimere la consapevolezza che ci vuole pazienza e duro lavoro per diventare competitivi.

È tutto questo la “medaglia più bella” che ci avete regalato.

Grazie ragazzi! 

 

Ph. ©Deepbluemedia

 

 

 

 

 

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