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MVMonica Vallarin“apprendere dall’esperienza” non sempre coincide col “fare esperienza”
Quando la stagione agonistica si conclude, quando c’è una pausa dagli allenamenti, quando gli atleti possono rendere più flessibile la propria routine andando in recupero profondo, allora la mente può ripensare l’intera esperienza agonistica, consapevole che “apprendere dall’esperienza” non sempre coincide col “fare esperienza” .
L’apprendimento ha bisogno della sospensione del giudizio critico, si nutre di una visione complessa del proprio percorso sportivo ed e’ favorito dalla capacità dell’atleta (e del suo allenatore e allenatrice) di descrivere eventi-emozioni e sensazioni in modo specifico e rispettoso della propria percezione soggettiva .
Ma apprendere dall’esperienza significa anche avere il coraggio e la capacità di guardare gli eventi passati da prospettive diverse e talvolta stra-ordinarie, scoprendone aspetti insoliti e preziosi, da integrare nella propria strategia così come nell’immagine di se’.
Ma apprendere dai propri atti vuole anche dire accettare con autorevole umiltà agonistica ciò che non sapevamo di noi e che abbiamo scoperto grazie all’esperienza, riuscendo a vivere come un’ opportunità “allenabile” anche quella del limite: fisico, psichico od emotivo.
Archiviare parti del proprio percorso agonistico, senza averle elaborate e rivisitate , può rappresentare una strategia di breve respiro che impedisce l’ottimizzazione delle proprie risorse e l’impoverimento di un”se’ agonistico”, che rischia di potersi nutrire solo dei successi e resta paralizzato e inerme di fronte agli insuccessi o ai blocchi emozionali.
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Ph. © G.Scala/Deepbluemedia
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