Incontrami al pre-gara
Un pre-gara ottimale non può essere prescritto o preso in prestito da quello di altri
A volte lo scopri per caso, altre lo assembli in modo tecnologico, in altre ancora cerchi di farlo assomigliare a quello di qualcun altro, ma quando non sai più dove cercare, puoi guardarti dentro e chiedere in prestito a te stesso quello che hai l’impressione di non avere.
Se c’è un appuntamento al quale bisogna essere presenti a se stessi questo e’ il pre-gara: quel territorio spazio-temporale che ogni atleta abita in modo altamente personalizzato, ma non sempre utilizzabile.
E’ certamente un frammento di tempo che mette alla prova la sensazione di efficacia negli atleti, la loro fiducia interna e la loro centratura rispetto alle coordinate di viaggio della gara che stanno per fare; è un momento potentemente sociale, ma paradossalmente di intensa solitudine.
La prossimità fisica con gli avversari e’ attraversata da segnali non verbali più o meno consapevoli e le spinte istintuali di dominanza e competitività finiscono spesso per valere più delle parole dette o taciute. Ogni atleta, soprattutto se di uno sport individuale, ha l’onere e il privilegio di transitare dal pre-gara in discreta solitudine psichica e affettiva, se non proprio sociale. È una condizione che bisogna imparare a gestire per evitare che si trasformi in un vincolo o, peggio ancora, in una trappola che sottrae energia, minando lo stato mentale ed emozionale dell’atleta .
In questa fase, che precede l’espressione del potenziale e il contatto con il limite fisico e mentale, l’atleta si trova necessariamente ad affrontare alcuni COMPITI di assoluta rilevanza ai fini della prestazione:
- la gestione della sensazione di efficacia personale in relazione al compito e al ruolo
- il livello di adattamento all’ambiente fisico e sociale, non sempre prevedibile e controllabile
- la regolazione dello stato di attivazione neurofisiologica in relazione all’obiettivo e al compito
- il flusso eventuale di pensieri ed emozioni più o meno orientato
- i dialoghi interni (con se stesso) ed esterni (con gli altri)
- la gestione delle aspettative interne (le proprie) ed esterne (quello delle altre figure rilevanti per l’atleta)
- il ricordo di gare precedenti,che talvolta invade il presente, diminuendo la connessione nel qui-ed-ora del pre gara
- la qualità dell’allineamento tra pensiero ed emozione (se l’atleta si sente debolmente efficace o eccessivamente esposto al compito e al giudizio altrui, può fare l’esperienza di pensieri ed emozioni disattivanti dal punto di vista prestativo)
- l’allineamento tra obiettivi consapevoli e aspettative di risultato, che quando divergono producono disattivazione e demotivazione .
Ognuno di questi aspetti può essere considerato un’area potenziale di sviluppo,un terreno fertile e delicato che ha bisogno di cure e attenzione per poter dare i suoi frutti. Un pre-gara ottimale non può essere prescritto o preso in prestito da quello di altri , ma potrà invece essere costruito “ad hoc”sui bisogni e sulle attitudini del singolo atleta, che diventerà progressivamente più esperto nell’attivare i fattori mentali , relazionali ed emozionali utili in quel momento, dentro e fuori di sé.
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Dott.ssa Monica Vallarin – m.vallarin@nuoto.com
ph: Giorgio Scala / Deepbluemedia
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