"Doppia libidine"
Qualche motivo per non essere troppo entusiasti del programma di riaperture
Se non è bastato un anno di pandemia non sarò certo io ad iniziarvi alla statistica, ma i numeri parlano chiaro: riaprire l’Italia con sedicimila nuovi contagi e quattrocento morti al giorno è quella che il Vate Calogero Alessandro Augusto detto Jerry Calà (nella foto tratta dal suo profilo Instagram) definirebbe “una cagata pazzesca”.
Lo sa il Comitato tecnico scientifico e lo sa il governo, che nonostante l’unità nazionale e il corpo degli alpini non ha resistito al pressing delle associazioni di categoria e dei loro più fedeli interpreti, i presidenti dei consigli regionali che vi ostinate a chiamare “governatori” alimentando ego già sufficientemente trofici.
La zona gialla dal 26 aprile è stata così proclamata sulla base di un tiepido miglioramento figlio delle restrizioni pre pasquali; oggi ci troviamo su un plateau determinato, è inutile girarci intorno, dalla riapertura delle scuole e che rischia di evolvere rapidamente in una quarta ondata.
“Eh ma non si può restare chiusi per sempre”.
Infatti, non si può e probabilmente non servirebbe. Servirebbe un lockdown totale e rigoroso di 4-6 settimane contemporaneo a un’energica accelerazione della campagna vaccinale, seguito dalla riapertura senza particolari limitazioni di attività che presentino le seguenti caratteristiche:
- si svolgano all’aperto evitando assembramenti
- si svolgano al chiuso con un continuo e consistente ricambio d’aria garantendo un adeguato distanziamento
Il problema è che le uniche attività che non soddisfano questi criteri sono bar e ristoranti, cioè le categorie che maggiormente attirano l’interesse della politica che quindi per non calare completamente le braghe continua a fare la voce grossa con i soggetti meno rappresentati: esatto, noi.
Perché siamo piccoli, poco professionali e in trenta e passa anni non siamo riusciti a far capire quando è importante il nostro ruolo sociale.
Tutto questo per dire cosa? Che se fossi in voi inizierei a programmare con la massima attenzione la stagione estiva che darà certamente grandi soddisfazioni, mentre ci penserei cento volte a riattivare un impianto indoor prima del raggiungimento dell’immunità di gregge, quindi verosimilmente a settembre/ottobre di quest’anno (generale Figliuolo permettendo) quando dovremmo poter riaprire, con limitazioni ma senza rischi di nuove chiusure.
Nel frattempo mi adopererei con gli amministratori locali per un riequilibrio della concessione, essendo del tutto evidente che ristori significativi dallo stato non arriveranno né ora né mai.
E mi cercherei un altro mestiere, certo.
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