Servi della gleba
Lettera aperta a Giuseppe Conte
Gentile presidente del consiglio dei ministri,
ho grande rispetto per il ruolo che ricopre e per l'impegno con il quale cerca di guidare il paese attraverso una pandemia senza precedenti. Comprendo che la formazione umanistica sua e della maggior parte dei parlamentari della repubblica renda vana qualsiasi speranza di un approccio razionale a questa emergenza. Osservo con raccapriccio la spregiudicatezza con la quale i presidenti dei consigli delle principali regioni italiane hanno sacrificato gli sforzi del suo esecutivo sull'altare delle elezioni amministrative. Francamente: non vorrei essere al suo posto.
Ma se ci fossi, cercherei di risparmiare agli italiani la sua insopportabile ipocrisia. È vero che scorrendo la timeline di Facebook, attività nella quale i suoi consulenti sono evidentemente impegnati per molte ore al giorno, il sospetto di avere a che fare con una popolazione di dementi è forte. Ma metta per un momento in disparte Rocco Casalino, magari lo rinchiuda nella buvette, si faccia spiegare le cose da una persona competente -ce ne sarà una in tutto palazzo Chigi, poi torni in cam e parli chiaro:
"Italiani, siamo nella merda. Come qualunque fuoricorso di statistica può confermarvi, la situazione è completamente fuori controllo. Avevamo sette mesi di tempo per utilizzare le risorse nostre e dell'Europa per potenziare il trasporto locale, riorganizzare le attività improduttive, agevolare lo smart working, implementare una didattica a distanza degna di questo nome. Invece, come tutti i capi di governo dopo Alcide De Gasperi, sono rimasto invischiato nella palude della politica romana, resa ancora più mefitica dalle flatulenze dei presidenti di regione, e adesso devo trovare un capro espiatorio: sì proprio voi, amici palestrari e piscinari. Ma dato che i voti di quei venticinque milioni di italiani che praticano sport mi fanno comunque gola faccio finta di darvi un'opportunità, poi aspetto pazientemente che su centomila controlli salti fuori una difformità, chiudo tutto e buahah, vi do pure la colpa. Cornuti e mazziati, che ve ne pare?"
Sarebbe stato meno simpatico ma più onesto, così ci sentiamo trattati proprio come dei bambini scemi.
Probabilmente ce lo meritiamo.
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