Storia dell'istruttore di nuoto nei secoli
Prima parte: la preistoria
Fin da primordi l’uomo ha avvertito la necessità di confrontarsi con l’acqua.
I primi tentativi in tal senso risalgono a circa due milioni di anni fa: numerose impronte fossili rinvenute nei pressi di una spiaggia in Sudafrica dimostrano inequivocabilmente come l’homo abilis fosse amante della balneazione.
Il ritrovamento di numerosi resti di homo abilis all’interno degli stomaci di squali fossili spiega come tale pratica sia caduta rapidamente in disuso, tant’è che nel milione e mezzo di anni successivi non si incontrano altre testimonianze in tal senso.
L’avvento dell’homo erectus segnò una nuova, importante tappa nell’avvicinamento all’acqua: l’accresciuta intelligenza lo portò infatti a scoprire che gli squali non vivevano negli specchi d’acqua dolce. Iniziò così il primo esempio nella storia di turismo di massa: anche in questo caso l’esame delle impronte conferma la presenza di gruppi di ominidi lungo le sponde di laghi e fiumi.
Disgraziatamente si trattava degli stessi luoghi frequentati dai grandi felini, cosicché anche questi primi impianti natatori caddero presto in disgrazia.
Bisogna quindi attendere alcune altre centinaia di migliaia d’anni e l’avvento dell’homo sapiens, con la sua superiore organizzazione sociale, per le prime testimonianze di scuola nuoto.
L’esame dei resti fossili e di alcune pitture murali ci mostrano come, ad una prima fase nella quale i piccoli ominidi venivano scaraventati in acqua ed incitati a raggiungere la riva con incitamenti verbali e lanci di pietre (curiosamente, tale metodo è sopravvissuto nel corso dei millenni e oggi viene definito “apprendimento attivo”), sia rapidamente seguita una prima, rudimentale organizzazione didattica.
I piccoli sapiens venivano affidati, in gruppi di trenta-quaranta unità, agli anziani del gruppo, i quali seguivano una progressione didattica basata sull’utilizzo della tavoletta.
Gli scarsi risultati, dovuti probabilmente al fatto che le tavolette erano realizzate in lastre di selce del peso di alcune decine di chili, spinsero un oscuro ma geniale progenitore all’invenzione del primo tubo, consistente in un tronco di baobab levigato.
Dopo alcuni infruttuosi tentativi di inserire il tronco all’interno degli allievi stessi (non è chiaro attraverso quali cavità) per migliorarne il peso specifico, si iniziò ad utilizzarlo come supporto per le braccia, incitando gli allievi mediante lancio di foglie di cactus ad avanzare affidandosi esclusivamente alle gambe.
Con stupefacente parallelismo rispetto alla scuola nuoto odierna, gli allievi continuarono ad effettuare percorsi di “sole gambe” per i novantacinquemila anni successivi, mentre gli istruttori li seguivano passeggiando in coppia lungo il bordolago conversando del più e del meno.
La disciplina era garantita dalla consuetudine, da parte dell’istruttore, di percuotere vigorosamente sul capo gli allievi più riottosi utilizzando una robusta clava, che nel corso dei millenni si sarebbe evoluta nel cosiddetto mezzo marinaio,Ma questa è un’altra storia.
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