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La storia di Maya Khalil, promessa del nuoto palestinese, fra sogni di gloria, mancanza di impianti e scarso supporto da parte della scuola
WAFA, l'agenzia di stampa dell'Autorità nazionale palestinese, si occupa di nuoto raccontando la storia della piccola Maya Khalil (nella foto) , promessa del nuoto cisgiordano, con le ispirate parole del giornalista Mohammad Omari.
Non è il fardello della vita a gravare sull'undicenne Maya Khalil, ma il peso delle medaglie che porta al collo, conquistate in quattro anni di attività agonistica.Maya ha vinto il titolo palestinese nei 50 stile libero in 35.34, i 50 farfalla in 44.41, i 50 rana in 44.41, i 100 rana in 1.47.
Ha conquistato complessivamente 14 podi nazionali pur gareggiando contro atlete più anziane, iniziando a nuotare a cinque anni ad Abu Dhabi, seguendo le lezioni paterne mentre la sua famiglia viveva nell'emirato.
Prima di rientrare in Palestina aveva già avuto modo di mettersi in luce nel circuito scolastico di Abu Dhabi.
Oggi Maya si allena due ore al giorno per cinque giorni a settimana presso la YMCA di Ramallah, con l'obiettivo di migliorare i propri tempi, a soli otto secondi dal tempo limite per la qualificazione olimpica. Il suo sogno è quello di rappresentare la Palestina nelle competizioni regionali e internazionali e far sventolare la bandiera palestinese sul podio; il suo obiettivo qualificarsi per Parigi 2024, quando avrà 16 anni. Attualmente è seguita da coach Raed Melad e dal preparatore atletico Basel Katamesh.
Maya è seguita in tutte le trasferte dai suoi più grandi fan, i genitori. "A Maya piaceva la ginnastica, ma si è dedicata al nuoto a causa della mancanza di palestre attrezzate" racconta papà Ziad "ma anche nel nuoto il suo problema principale è la mancanza di impianti e club di nuoto, oltre allo scarso incoraggiamento che la scuola offre ai talenti sportivi. Con un supporto adeguato da parte delle istituzioni potrebbe migliorarsi significativamente e ottenere risultati di prestigio".
Non fosse per i nomi esotici, potrebbe essere una qualsiasi preadolescente di talento delle nostre latitudini: campionismo precoce, carenza di impianti, ostilità delle istituzioni scolastiche, genitori invasati.
Considerato però che a differenza dei nostri baby fenomeni Maya rischia tutti i giorni di ritrovarsi con la piscina demolita da un razzo, l'esaurimento precoce delle riserve di adattamento non sembra il più grave dei suoi problemi. Per tutto ciò che rappresenta, sarebbe bello vederla sul podio di Parigi, magari insieme a Benedetta Pilato.
Leggi l'articolo originale [ENG]
Ph. ©WAFA
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